Roma – Intervenuto a gamba tesa al Forum Confstrasporto, il Presidente di Assoarmatori Stefano Messina ha messo, questa mattina, nell’ultimo panel dei lavori, la sua lente di ingrandimento focalizzata su diversi quanto vitali aspetti non risparmiandosi in posizioni taglienti.
Come sul Fit for 55 che, ha detto, non servirà nemmeno a ridurre le emissioni, non perché manchi la volontà degli armatori ma perché mancano le tecnologie, i fuel alternativi e le reti di distribuzione degli stessi.
E mancheranno ancora per molto, mentre sono a disposizione carburanti di transizione, come il GNL, che nel pacchetto Fit for 55 non viene considerato green e sarà quindi tassato, ma che consente già di ridurre drasticamente le emissioni nocive – azzerando gli ossidi di zolfo, riducendo dell’85% gli ossidi di azoto, del 95% i particolati – e di iniziare il percorso verso la decarbonizzazione del trasporto marittimo con riduzioni dell’ordine anche del 20% delle emissioni di CO2”.
Quanto alla piattaforma logistica ha detto chiaro e tondo che sarà africana. Quindi? Potrebbe essere inutile fare dragaggi poiché le grandi navi potrebbero decidere di non venire più in Europa, fermandosi a Tangeri o a Suez per non pagare le tasse Ue. Le merci da noi dovranno arrivare per altre vie, con navi più piccole e molto più costose.
Lo shipping internazionale che attualmente scala i porti europei potrebbe cercare così di eludere le nuove imposizioni evitando di toccare i porti europei e scalando invece gli hub già esistenti ai confini dell’EU o di quelli – numerosi – in corso di realizzazione, ad esempio in Nord Africa sulla sponda sud del Mediterraneo.