Genova – La giornata inaugurale del Salone di Genova si è trasformata nel trionfo dell’industria nautica italiana la cui produzione è aumentata, come abbiamo più volte scritto nella nostra particolare attenzione al settore, del 31%, percentuale riferita al bilancio del 2021.
di Enzo Millepiedi
Un dato che lo ha annunciato al mondo Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica, con questa non certo secondaria chiosa: “Seppur nelle difficoltà i cantieri hanno fatto un miracolo”.
E cristallizzato questi altri dati: “Il valore della produzione è arrivato a 6,110 miliardi, 27 mila gli addetti diretti, aumentati del 10% e la filiera conta in tutto 190 mila occupati”.
Un complesso concomitante di elementi questi, compreso il valore dell’export arrivato a 3,370 miliardi, che hanno fatto dire a Cecchi che “siamo il settore cresciuto più di tutti” e che “questi risultati vengono dalla tenacia di imprenditori e di artigiani che sono i migliori al mondo. Il bello e il ben fatto è italiano”.
E la quota della sola Liguria, con epicentro La Spezia, nel solo export è del 20% che comprende tutti i settori, design, produzione, industria, artigianato, marine.
E il futuro? “Ci aspettiamo un consolidamento nel 2023 e 2024”, ha assicurato il direttore generale di Confindustria Nautica Marina Stella.
“Certo non si può crescere per sempre, anche se il portafoglio ordini a tre anni è ancora molto buono, ma i rallentamenti nell’approvvigionamento della componentistica − ha aggiunto Stella − rischiano di rallentare e limitare la capacità produttiva. L’aspetto positivo è che l’attenzione verso la nautica non riguarda solo i segmenti più alti, i superyacht per intenderci, tutti settori collegati vanno bene”.
E Cecchi non ha mancato di dare una stoccata dal palco all’assenza dell’economia del mare nel dibattito pubblico di queste settimane elettorali mandando un messaggio chiaro alla politica: “Pretenderemo visione dal Parlamento. Noi siamo autonomi, a-governativi e a-partitici. Non ci interessa di che colore sarà il prossimo gatto. L’importante è che acchiappi il topo”.
Il ministro alle Infrastrutture e alla mobilità sostenibile Enrico Giovannini, non chiamano dunque in causa, ha spostato l’attenzione sulla nautica particolarmente adatta alla sperimentazione di tecnologie legate alla transizione ecologica e pronosticato: “Quando sarà prodotto il primo yacht carbon free tutti lo vorranno. Questo è un settore che può trainare la transizione ecologica».
Giovannini ha poi ricordato i più importanti interventi del governo Draghi su nautica e blu economy: “Abbiamo licenziato ben 295 decreti attuativi solo nel mio ministero in 18 mesi. Un risultato straordinario che evidenzia come si può avere un cambio di passo in Italia e mi auguro che il governo futuro abbia lo stesso atteggiamento. Io ne ho ereditati 93 e ne lascio meno di 20 di cui la maggior parte sono nomine. Il regolamento per la nautica in porto sta per essere inviato alle amministrazioni. È stato più difficile del previsto. Inoltre nell’ultimo decreto abbiamo anche inserito incentivi sul refitting della nautica da diporto. Il documento sull’economia del mare non è stato tutto realizzato, ma siamo andati avanti sulla pianificazione dei porti, che per anni non veniva realizzata per conflitti tra istituzioni. Abbiamo presentato i documenti per la pianificazione dello spazio marittimo, atteso da anni, aprendo la consultazione. In questo modo si potrà sapere come e dove realizzare parchi eolici off-shore, area pesca e diporto. Stiamo spingendo i nostri porti a prepararsi al salto di qualità della nautica più sostenibile. Non parliamo solo del cold ironing, ma della relazione tra porti, retroporti e città”.