Allarme dal Copasir: su energia e sicurezza l’Italia si trova “in una situazione di vulnerabilità”

Tempo di lettura: 3 minuti

Roma – L’Italia è “in una situazione di vulnerabilità” sul fronte dell’energia, sinonimo di sicurezza nazionale. L’allarme è contenuto nella relazione del Copasir che chiude l’indagine conoscitiva sulla sicurezza energetica del nostro Paese.

E il comitato parlamentare di controllo dell’intelligence avvisa: “la sicurezza energetica nazionale è esposta a minacce esterne. La dipendenza dell’Italia dagli approvvigionamenti dalla Russia e dalle supply chain cinesi preoccupa gli 007”.

Di qui l’invito, contenuto nella nota del presidente Adolfo Urso e della vicepresidente e relatrice dell’indagine Federica Dieni. a “realizzare un piano nazionale di sicurezza nazionale con la più ampia condivisione, in modo che possa restare valido ed indirizzare le scelte strategiche che il Paese dovrà compiere in questo settore nel lungo periodo”.

Il rapporto parla di “minacce asimmetriche” partendo dalla tempesta dei prezzi energetici che da mesi scuote i mercati europei, che può colpire con violenza l’Italia con ripercussioni sulla sicurezza nazionale. E sulla base di una aggiornata road map, il comitato individua le priorità, tra cui “la necessità di tutelare gli approvvigionamenti tenendo conto della dipendenza dall’estero; la necessità di proteggere le infrastrutture critiche di fornitura; lo sviluppo delle fonti rinnovabili connesso con l’individuazione delle criticità legate a questo ambito anche in termini di risorse tecnologiche e materie prime necessarie per il loro sfruttamento”.

Sul fronte dei rifornimenti di gas, l’invito c’è pressante l’invito a diversificare le fonti di approvvigionamento per evitare che questa risorsa si trasformi “in uno strumento di pressione nei confronti dei Paesi europei”.

Ma il mercato non è sufficiente, occorre in parallelo “il conseguimento di una maggiore autonomia nella produzione va osservata anche sotto il profilo del contesto geopolitico in cui si trovano i Paesi dai quali avviene l’approvvigionamento della gran parte del gas naturale che giunge in Italia”.

L’Italia dipende dalla Russia per il 42% dell’approvvigionamento, seguita da Algeria (14%), Qatar (11%), Norvegia (9%), Libia (8%) e Olanda (2%).

Di contro le fonti di energia rinnovabili (Fer) coprono solo il 20,2% del mercato nazionale a fronte del 40,6% del gas naturale e del 33,1% del petrolio. Non solo: il passaggio alle rinnovabili al centro dei piani europei per la transizione ecologica avrà implicazioni non indifferenti per la sicurezza nazionale.

L’allarme sulla base di questi dati è così sintetizzato: “Il nostro Paese, in quanto forte importatore di energia, risulta particolarmente sensibile a una serie di minacce di natura esogena, che vanno attentamente monitorate, legate anche alla situazione geopolitica”.

Anche perché “l’aumento dell’uso di Fer garantisce una produzione di energia autoctona ma contemporaneamente può generare nuove dipendenze da Paesi esportatori di materie prime o di componentistica necessarie allo sfruttamento delle Fer e questo fattore va tenuto in considerazione nello sfruttamento del mix energetico che alimenterà il Paese e nella sua evoluzione nel tempo”.

“In particolare nei settori dell’energia eolica e della produzione di batterie sussiste la necessità di disporre di materie prime, quali le terre rare, la cui estrazione avviene in aree geografiche come l’Africa dove nel tempo si è registrata una presenza e un’intensa attività cinese che si manifesta anche nelle operazioni connesse con la raffinazione di tali materie prime, fase indispensabile al loro impiego negli impianti produttivi”.

Per cui scommettere tutto sulle rinnovabili significa offrire un vantaggio competitivo ai Paesi, come la Cina, che detengono gran parte delle materie prime necessarie.

L’Italia dunque deve dotarsi al più presto di un “Piano di sicurezza energetica nazionale” che “tenda al decremento della dipendenza energetica del Paese e all’incremento della sua competitività in questo ambito” e che punti sulle risorse  proprie, a partire dal gas naturale, che “grazie alla flessibilità degli stoccaggi può garantire continuità nella produzione di energia elettrica”. Una risorsa di cui il Paese non è a corto”.

Tanto che l’Italia ha perfino invertito il trend, iniziando a esportare gas naturale in Svizzera, Olanda, Germania e Francia, gas che arriva come detto dalla Russia, dai giacimenti mediterranei presidiati dall’Eni, e dall’Azerbaijan attraverso il gasdotto Tap. Ma il Paese ha le carte in regola per rilanciare la produzione autoctona di gas naturale definita nel rapporto Copasir “una risorsa irrinunciabile nel breve-medio termine” per tre motivi.

Uno: c’è un’infrastruttura imponente, 264.000 chilometri, che peraltro è eco-friendly perché “risulta in massima parte già predisposta o adattabile” al trasporto dell’idrogeno. Due: l’Italia “risulta all’avanguardia nelle tecnologie di realizzazione di turbine a gas per la produzione di energia elettrica”. Tre: il Paese non deve trovare per forza altri giacimenti, può tornare a sfruttare a pieno regime quelli che ci sono, “in modo da raddoppiare la quota nazionale da poco più di quattro a nove miliardi di metri cubi all’anno”.

Quanto al nucleare, il comitato sospende il giudizio in quanto si sa che “ogni ipotesi di ordine applicativo resta legata a valutazioni di ordine politico”.

Fonte: Formiche.it

Condividi :

Altri Articoli :

Iscriviti alla nostra newsletter