LA SPEZIA – Conversazione del Presidente dell’Associazione delle imprese di spedizione del Porto della Spezia con Enzo Millepiedi, direttore del quotidiano on line Portlogisticpress.it
Transizione è da un anno a questa parte una delle parole ormai più ricorrenti, usate e abusate anche, ma oltre al lessico che cosa c’è nella sostanza comunque ammiccante? Abbiamo scelto questa domanda in attesa di una risposta aggiornata perché faccia da premessa alla conversazione con Andrea Fontana, presidente dell’Associazione Spedizionieri della Spezia che, sia da imprenditore sia per il suo ruolo, ha partecipato in questi mesi a diversi e importanti incontri e convegni nazionali.
Cominciamo a porre un punto fermo?
“Sì, e il punto fermo è che ad oggi non c’è ancora un indirizzo preciso. Ci sono tante idee, tante proposte, tanti progetti, questo sì, il fermento non manca e questo è la prova che il mondo intero della ricerca è in moto per dare contenuti alla domanda di transizione che come concetto, questo sì, è ampiamente condiviso”.
Quando dici che non c’è ancora un indirizzo preciso a che cosa ti riferisci?
“Alla transizione in tutte e tre sue declinazioni, strettamente connesse, e cioè economica, ecologica e sociale, ma in particolare mi riferisco al processo di dismissione dei fossili come fonte nella produzione di energia, la de-carbonizzazione, che, la concordia corale, va perseguita. E’sui tempi e sui modi che si incontra la prima difficoltà nella ricerca di quell’equilibrio tra il vecchio e il nuovo, propri di una transizione vera e seria”.
Il problema dei problemi è dunque come dismettere l’uso dei fossili nella produzione di energia?
“E’ qui che non si vede ancora un indirizzo preciso con spinte che si alternano e si intrecciano all’elettrico, al metano, al Gpl, all’idrogeno che è a sua volta colorato di blu, grigio, verde”.
Sono tutti tentativi di transizione appunto per arrivare a quella che si ritiene la meta ultima: l’idrogeno?
“L’idrogeno però verde, che è quello prodotto da fonti rinnovabili. La strada è segnata ma è come arrivarci senza provocare squilibri pericolosi sull’economia e sul sociale, le altre due gambe della transizione che richiederà un impegno formidabile di tutti”.
E accanto all’idrogeno verde c’è l’altra fonte di energia rilanciata, il nucleare, dal presidente francese Macron?
“In Italia è diventata una parola difficile perfino da pronunciare ma credo che nella proiezione sul futuro non possiamo comunque ignorare. Devo dire che mi ha stupito una recente indagine demoscopica resa nota a Porta a Porta che, per la prima volta, ha rilevato come il sessanta per cento degli italiani si sia espresso a favore del nucleare. Anche qui del nucleare buono che produce energia attraverso la fusione e non la fissione come è delle centinaia di centrali in attività”.
Ma come per l’idrogeno verde i tempi non sono generosi neppure anzi soprattutto per la centrale nucleare a fusione come dovrebbe funzionare il mega prototipo che si sta costruendo in Francia con il contributo dei più avanzati Paesi del mondo, Italia compresa.
“E’ vero, anzi ho letto proprio in questi giorni che per la centrale in Francia si parla di vent’anni di attesa. Ma, penso, se nell’energia del futuro va tenuta in considerazione anche la fissione nucleare il problema per noi è come stare al passo con la ricerca e con la tecnologia, per non rimanere ai margini già di tutti gli altri Paesi che confinano con l’Italia dietro le Alpi, a cominciare dalla Francia”.
Venti anni di attesa per la centrale nucleare a fusione sono tanti ma anche pochi.
“Appunto. Anche perché quando la centrale in Francia sarà pronta sarà già obsoleta”.
Eccoci.
“L’ IMT ha già progettato, grazie a tecnologie e nuovi materiali, reattori nucleari di fusione: i così detti tokamak che sono sessantacinque volte più piccoli del reattore in costruzione nel sud della Francia”.
E’ semplicemente stupefacente.
“La scienza in questo campo è in continua e rapida evoluzione e comunque le soluzioni al problema dell’energia pulita e a basso costo, con combustibili praticamente inesauribili, penso siano alla portata di un paio di generazioni”.
C’è anche un problema di costi e di investimenti …
“Ogni scelta ha un costo che non si tiene quasi mai presente. Però in Italia la bolletta elettrica è la più cara che pesa su famiglie e imprese. Si scelga dunque ma, si scelga informati, tenendo presenti tutti i fattori e tutti gli effetti, ambientali certo, ma anche economici e sociali”.