Roma – Al centro del confronto all’assemblea di Federagenti a Roma c’è stato, come si è visto, lo studio presentato da Massimo Ponzellini, Presidente e Amministratore del “Centro Giuseppe Bono”.
Che ha detto con forza, sulla base dei numeri e delle proiezioni, che “il destino del Mediterraneo dipende in gran parte dalla capacità dell’Italia di generare dialogo e sfruttare le potenzialità senza riporre troppe speranze nel sostegno, che non è mai stato e mai sarà, convinto dell’Europa”.
Un messaggio sintesi dello studio che, è evidente, merita senza ombra di dubbio un focus a parte.
Si si è rilevato, intanto, che le analisi da una parte richiamato l’attenzione su quali saranno le potenzialità che deriveranno dai processi di ricostruzione di Libano, Libia, Siria o Iraq e dall’altra insistono sulla rapidità dei tempi nei quali i Paesi del Nord Africa stanno investendo sulle nuove infrastrutture, destinate a realizzare attività industriali in “zone franche efficienti, traffici e produzione di energia verde, in particolare idrogeno”.
Ed ecco, come si è visto, che sono stati indicati Marocco, ’Egitto e Turchia come esempi. guida, emblematici.
Il perché è che in Marocco la logistica sta diventando la chiave di penetrazione e sviluppo di nuovi mercati come quello dell’Africa o sta diventando con il porto Tanger Med che è diventato il porto più grande del Mediterraneo, superando i porti spagnoli di Algeciras e Valencia in termini di capacità di container: 9 milioni di unità di venti piedi. Sempre il Marocco sta costruendo la linea ferroviaria ad alta velocità Al-Boraq, la prima in Africa a collegare la costa mediterranea con l’Africa subsahariana (la Mauritania) e destinata a diventare la spina dorsale del trasporto. Non è un caso che una parte consistente della produzione automotive si è già spostata in Marocco.
Per quanto riguarda l’Egitto è stato rilevato che il Paese sta puntando su un polo tessile e sulla manifattura ma sta anche realizzando la più importante zona franca del mondo che si stenderà su 450 chilometri quadrati sulle due sponde del Canale di Suez che a sua volta sta progettando e realizzando 6 tunnel sotto Suez, nuovi terminal e un fast train che connette il Mediterraneo al Mar Rosso.
Terzo Paese emblematico resta la Turchia che, al netto di una situazione economica in difficoltà, sta attirando di imprese.
“Numeri e progetti che – ha concluso il Presidente di Federagenti, Alessandro Santi – sono il vero riferimento sul quale costruire una politica marittima del Mediterraneo”.
Al quale ha fatto eco il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci: “L’Italia conta nel mondo se conta nel Mediterraneo”.
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