LERICI – Ed eccoci alla quinta e ultima parte della relazione del Presidente Bruno Pisano che dopo aver citato all’inizio Elon Musk (“Se ti alzi la mattina e pensi che il futuro sarà migliore, sarà una giornata luminosa. Altrimenti non lo sarà”) ha concluso con Steve Jobs (“Sono convinto che circa la metà di quello che separa gli imprenditori di successo da quelli che non hanno successo, sia la pura perseveranza”) per assicurare che ottimismo e perseveranza “non ci mancano” per cui …
di Bruno Pisano
Steve Jobs, in una delle ultime convention con i suoi collaboratori: “Sono convinto che circa la metà di quello che separa gli imprenditori di successo da quelli che non hanno successo, sia la pura perseveranza”.
Abbiamo l’incrollabile convinzione che un riconoscimento, una semplificazione, una delega di servizio per i CAD rappresentino un vantaggio e una opportunità per tutta la categoria degli Spedizionieri doganali, ossia gli unici soggetti che, qualora lo ritengano, possono costituire un CAD.
Abbiamo altresì la certezza che i CAD, senza le attribuzioni che la legge istitutiva gli ha conferito o altre che possono essere riconosciute in sostituzione delle originarie venute meno, non abbiano ragione di esistere perché i limiti imposti, a garanzia – l’insistenza è d’obbligo – dell’indipendenza e dell’autonomia professionale, rendono impari la concorrenza con gli altri Rappresentanti doganali, che agiscono sul mercato liberamente e senza vincoli territoriali e normativi.
Siamo parimenti certi che, se la professione dello Spedizioniere doganale e il ruolo dei CAD non vengono aggiornati, valorizzati e rilanciati, il declino della nostra categoria, testimoniato da numeri implacabili, diventerà irreversibile.
Poiché il progetto di revisione della figura professionale doveva essere completato molti anni fa, siamo ben consapevoli di essere in ritardo stimolando queste analisi all’interno della categoria.
Ma continuiamo testardamente a pensare che i Centri di Assistenza Doganale, e ovviamente gli Spedizionieri doganali, rappresentino un patrimonio professionale da non disperdere perché è fondamentale non solo per noi ma per conseguire una sempre maggiore efficienza dei flussi logistici e per la divulgazione nel nostro Paese, aspetto non secondario, della cultura doganale.
In questa ulteriore sfida nella sfida abbiamo bisogno di idee, di una visione prospettica da menti aperte, giovani e brillanti, con competenze non solo in ambito doganale ma anche fiscale, informatico e di commercio internazionale.
Abbiamo bisogno di figure che non siano ancorate al quotidiano, o ancor peggio al passato, per riproporre vecchi modelli che i numeri dimostrano essere ormai superati.
Abbiamo il compito di definire un modello professionale forte e innovativo non solo per l’oggi ma che rimanga attuale e valido tra dieci o venti anni, capace di resistere ai cambiamenti continui e profondi che il mondo globale proporrà o imporrà.
Dopo anni di dibattito interno alla categoria molto acceso dal quale sono emerse, ovviamente nella correttezza del confronto e nel rispetto delle diverse posizioni, visioni contrastanti sul futuro della professione in generale e su quello dei Centri di Assistenza Doganale in particolare, possiamo dire che oggi tutte le componenti del nostro mondo appaiono coese nel perseguire obiettivi condivisi.
Alla luce di questa ritrovata unità di intenti sono, forse, maturi i tempi per valutare anche un allargamento della nostra Associazione per poter di includere non solo le Aziende che esercitano l’attività doganale in via esclusiva (i CAD) ma anche tutte quelle, rappresentate da doganalisti, che gestiscono i servizi doganali come attività prevalente.
Questo è l’obiettivo del Consiglio Direttivo di ASSOCAD, certo complesso e ambizioso, forse visionario, ma:
se pensiamo che questa professione sia ancora importante, strategica e centrale;
se pensiamo che abbia ancora nel terzo millennio il fascino che le generazioni prima di noi hanno subito per impegnarsi a costruire una storia e un percorso unici;
se pensiamo che sia possibile spiegare ai giovani che operano all’interno delle nostre aziende che, con l’impegno, lo studio e la passione, riusciranno ad avviare attività professionali autonome che daranno loro l’opportunità di ampliare i loro orizzonti all’Europa e al mondo intero;
se pensiamo tutto questo non possiamo non impegnarci a perseguirlo.
E comunque sia, abbiamo il dovere di tentare.
Mi sia consentita in chiusura un’ultima citazione.
Disse un altro visionario di successo, Steve Jobs, in una delle ultime convention con i suoi collaboratori: “Sono convinto che circa la metà di quello che separa gli imprenditori di successo da quelli che non hanno successo, sia la pura perseveranza”.
Beh, dico con orgoglio, amici e colleghi, che a noi certamente la perseveranza non manca.
(5 – fine)