Con il PNRR dovrà essere la svolta epocale di un nuovo modello per la crescita e lo sviluppo del sistema logistico portuale italiano.
Intervento di Salvatore Avena
Non c’è ancora la piena consapevolezza ma nei prossimi anni il lavoro nei porti sarà destinato a trasformarsi significativamente, sia dal punto di vista delle imprese sia da parte degli stessi operatori.
I processi di innovazione tecnologica e di transizione energetica determineranno un profondo mutamento ambientale dei luoghi di lavoro dei porti, un percorso in divenire che muterà almeno in parte e sostanzialmente la situazione attuale.
Dopo tutto sarebbe pleonastico ipotizzare che terminata la pandemia si possa ripristinare lo status del 2019!
Ciò non dovrà essere visto come un segnale di apprensione, ma come un’opportunità per anticipare modelli e organizzazioni che potranno dare un valore aggiunto al nostro sistema portuale e logistico.
Il luogo comune di temere le innovazioni a scapito del lavoro dovrà essere mutato in capacità di adattamento ma soprattutto in azione proattiva rispetto ai cambiamenti. Saremo di fronte a trasformazioni epocali che incideranno anche nell’intere filiere di approvvigionamento.
Basta immaginare solo dieci anni fa cosa era l’e-commerce e come in questi ultimi anni si è diffuso condizionando le catene logistiche ma soprattutto incidendo nella vita sociale e nelle abitudini ai consumi non solo di ognuno di noi ma delle stesse organizzazioni aziendali.
Naturalmente potrà sembrare una cosa più facile da dire piuttosto che da fare, in realtà la vera sfida del mondo delle imprese e del lavoro sta proprio qui
Ecco dunque la necessità di auspicare che tutti i portatori di interesse datoriali e sociali trovino una visione comune per lo sviluppo e l’innovazione: sarà fondamentale armonizzare le idee, muoversi in modo condiviso e unitario salvaguardando il lavoro esistente e attraendolo in un processo di adeguamento e di valorizzazione.
E in questo sì, la formazione giocherà un ruolo decisivo.
Soprattutto sul tema dell’innovazione tecnologica è inderogabile che per ogni realtà portuale, ancora meglio se insieme, prevedano che gli investimenti del PNRR siano ottimizzati secondo un percorso integrato ma soprattutto compatibile con tutto ciò che già esiste di innovazione e di nuove tecnologie partendo dalla conoscenza di che cosa è sviluppato nei sistemi portuali e fra i grandi player nel mondo.
La capacità di stare al passo con altri sistemi portuali e concorrere alla pari si misurerà, dunque, sui programmi di investimento negli ambiti portuali e della logistica che dovranno garantire vera innovazione, capacità di dialogo ed interazione con tutte le reti europee e trans europee con gli altri sistemi informativi globali e nella cyber-security.
Non possiamo permetterci di sbagliare, nel prossimo futuro i sistemi portuali e logistici si giocheranno grandi opportunità se riusciranno ad incidere positivamente nei processi di approvvigionamento del Sistema Paese.
La competizione sarà condizionata non solo dalla capacità di innovarsi delle imprese ma anche dai processi di integrazione verticale fra i grandi player mondiali della portualità e della logistica che, con le loro innovazioni tecnologiche, vorranno condizionare i sistemi locali operativi e il mercato sottostante.
La parola d’ordine è dunque investire bene e in progetti utili, quindi la così detta analisi dei requisiti dovrà tenere conto in primis della necessità di ammodernare le infrastrutture immateriali con le nuove tecnologie e costruirle dove mancano, ma anche e soprattutto per la creazione di programmi e sistemi gestionali operativi che dialoghino con tutto ciò che esiste nel mondo portuale e logistico.
Quello che vivremo non è un secondo Piano Marshall che è servito per dare da mangiare a molti italiani ed europei nell’immediato dopoguerra, il PNRR sarà invece lo strumento per dare valore aggiunto e competitivo al Paese e a favore delle nuove generazioni, noi non possiamo sottovalutare questa grande occasione.