Quali sono le tendenze dello shipping internazionale? E’ l’argomento di oggi nel percorso che stiamo proponendo per divulgare il più possibile i contenuti del Piano Triennale delle Opere dei porti e delle comunità della Spezia e di Marina di Carrara.
di Mario Sommariva
Per quanto riguarda le tendenze in atto nello shipping internazionale se il 2020 è stato l’anno della crisi, il 2021 potrebbe essere quello della ripresa, quanto meno a livello di traffico marittimo.
Secondo i primi dati del CTS (Container Trades Statistics), nei primi mesi dell’anno il traffico è cresciuto del +9,2% rispetto allo stesso periodo del 2020.
In particolare, è cresciuto del +18,4% l’export dal Far East e del +6% dal Medio Oriente/subcontinente indiano mentre è diminuito del -10,7% dal Nord America.
Data l’assoluta particolarità del 2020, è interessante anche confrontare il dato di traffico dei primi mesi del 2021, con quello dello stesso periodo del 2019, da cui emerge una crescita mondiale dei flussi del +5,7%. Il segno negativo, in termini di export, riguarda solo il Nord America e l’Australasia.
Complice la pandemia, il traffico lungo il canale di Suez ha subito un rallentamento, nel complesso modesto (-0,3%), ma significativo nel caso delle navi porta container (-12,3%), più sensibili all’andamento della produzione e dei consumi delle famiglie. Suez resta peraltro il principale collegamento marittimo strutturale con l’area Euro/Med.
Nel 2020 ha pesato anche la scelta da parte delle compagnie di navigazione, soprattutto nella prima metà dell’anno, di utilizzare maggiormente la rotta per il Capo di Buona Speranza, al fine di allungare i tempi di viaggio, in un contesto di generalizzato rallentamento delle attività nei porti europei. La scelta è stata favorita anche dal basso costo del bunker e dalle elevate tariffe richieste dalle autorità egiziane per il transito lungo il canale. La crisi ha peraltro confermato l’importanza del Mediterraneo nel trasporto marittimo ponendosi come mare di competizione e con un ruolo sempre più strategico trovandosi al crocevia di quattro aree regionali di interscambio commerciale come quella europea EU, nord americana NAFTA, africana AfCTA, e asia-pacifica RCEP. Secondo Drewry il trend del Mediterraneo è destinato a continuare, registrando nei prossimi cinque anni la 2° migliore performance di crescita dopo la Cina nei traffici containerizzati.
Del resto è evidente la rilevanza del Mediterraneo che, pur rappresentando solo l’1% dei mari mondiali, assorbe il 20% del traffico marittimo mondiale, il 30% del traffico petrolifero e il 27% dei servizi di linea container.
Va sottolineato anche che la crisi pandemica ha mostrato la vulnerabilità delle supply chain che vedono nella concentrazione degli scambi globali in pochi operatori una criticità evidente per il “just in time” che tende a ridurre al minimo le scorte.
Tutto ciò sta accelerando nel contempo il processo di ridistribuzione dei traffici marittimi con il reshoring, puntando ad accorciare le filiere produttive e conseguente maggiore regionalizzazione degli scambi per mettere in sicurezza l’approvvigionamento dei beni, soprattutto intermedi e finali, in settori considerati strategici, rendendo il sistema più resiliente agli shock economici.
(6 – continua)