Roma – L’onorevole Raffaella Paita, nel suo intervento conclusivo di questa mattina ad Agorà di Confetra, ha colpito soprattutto per la competenza e la franchezza con la quale ha affrontato, nella sua qualità di presidente della Commissione trasporti della Camera, le questioni di un Paese che deve saper dimostrare di essere capace di un cambiamento reale, effettivo e strutturale.
di Enzo Millepiedi
Richiamandosi alla serietà del momento, Raffaella Paita ha detto intanto di riconoscersi nell’analisi della ricerca dell’Ipsos sulla logistica e di riflesso sui cambiamenti indotti dalla pandemia. “Non c’è dubbio – ha detto – che con il cambiamento sono stati spazzati via molti atteggiamenti come quello di chi sosteneva la decrescita felice. La pandemia ha fatto capire che al contrario c’è l’esigenza di investire, realizzare, crescere per la felicità delle persone. La pandemia ha spazzato via anche la sfiducia nelle nostre imprese quando si contrastavano le grandi opere o i grandi eventi come le Olimpiadi in quanto ambiti di processi di corruzione, e si è invece capito che l’unica risposta è reagire ed è nella ritrovata fiducia nelle nostre imprese.
Ancora, la pandemia ha fatto rivedere drasticamente gli atteggiamenti contro l’Europa. E infine ci siamo affrancati dalla deriva pericolosa del populismo e della sfiducia in quella scienza che in solo un anno ha prodotto i vaccini. Ecco, la pandemia ha portato a un drammatico recupero di consapevolezza. Come ha fatto comprendere l’importanza del sistema portuale e logistico, quello che ha consentito la puntuale e ininterrotta distribuzione degli alimenti, dei medicinali e dei vaccini.
C’è insomma uno scenario nuovo per il quale la politica deve essere all’altezza che pensiamo di avere a disposizione con un premier capace e serio e un governo di buon livello ma non solo per un Paese diverso che vuole svilupparsi, capace di accettare le sfide sul che cosa si deve fare.
Come quelle E il presidente di Confetra Guido Nicolini che ci ha sfidato a intervenire sulla parcellizzazione delle imprese con l’80 per cento con meno di nove dipendenti, sui 400 procedimenti, sul sistema non ancora efficace dei controlli e sulla digitalizzazione.
Non basta dire che abbiamo a disposizione 191,5 miliardi di euro oltre ai Fondi complementari. Sì, sono a disposizione ma non sono sicuri, li avremmo solo a stato avanzamento lavori delle opere che dobbiamo realizzare entro il 2026. Sono cento milioni al giorno, una cifra che dovrebbe far tremare i polsi perché non c’è nulla di scontato. Dobbiamo imparare a fare una progettazione che non si misura sui numeri ma sulla qualità accorciando la tempistica, dobbiamo intervenire sul processo autorizzativo perché è inutile cominciare un’opera e a maggior ragione un’opera strategica se resta poi bloccata, come è successo, per la maggior parte di quelle che ho analizzato, che sono ferme in attesa della Dia. Bisogna anche intervenire sui ricorsi che bloccano gran parte delle procedure. E’ inutile produrre regole su regole che poi spesso non funzionano. E infine resta il grande problema della digitalizzazione da risolvere in fretta.
La franchezza della politica deve stare nella serietà dei suoi atti e nella capacità del coinvolgimento che sia reale della classe dirigente.
L’ultima annotazione Raffaella Paita l’ha dedicata alla presenza femminile richiamandosi all’invito del loro coinvolgimento da parte del ministro Enrico Giovannini: “Giusto il richiamo ma credo che le donne non abbiano bisogno di incentivi ma di spazi”.