Atene – L’Unione degli armatori greci (UGS) ha concordato una proposta per ridurre la tassa sui dividendi sui profitti delle compagnie che tornano in patria, dal 10% al 5%.
Il governo sarebbe intenzionato ad accogliere la proposta anche perché la comunità marittima greca si impegna ad aumentare considerevolmente le entrate statali generate dalla tassa sino ad almeno 60 milioni di euro all’anno. Un bel salto rispetto ai 40 milioni di euro incamerati con l’imposta originaria introdotta nel 2019. L’addebito si applica alle compagnie con sede in Grecia che gestiscono navi al di fuori del loro paese d’origine, indipendentemente dalla bandiera della nave.
La speranza è che un’aliquota fiscale più bassa incoraggi gli armatori a portare in patria una parte maggiore dei profitti guadagnati dalle società offshore di cui sono azionisti, partner o proprietari effettivi finali.
Affinché un’imposta sui dividendi del 5% generi 60 milioni di euro di proventi statali all’anno, gli armatori greci dovranno rimpatriare 1,2 miliardi di euro di dividendi ogni anno.
Sotto l’attuale livello del 10% l’imposta sui dividendi non è riuscita ad attrarre nemmeno i 400 milioni di euro di afflussi necessari per generare i 40 milioni di euro promessi nel 2019. L’’85% degli armatori riuniti in Associazione ha intanto approvato il piano. Da rilevare a questo poroposito che l’articolo 107 della costituzione greca garantisce l’inviolabilità del sistema di tassazione marittima del Paese, cioè il governo non può imporre tasse al settore senza l’approvazione degli armatori.
La Grecia ha introdotto l’addebito sui dividendi tre anni fa per risolvere un conflitto fiscale scoppiato durante la crisi del debito del paese tra il governo di Atene, l’UGS e l’Unione Europea.
Fonte: Ship Mag