Roma – Sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato (supplemento speciale del 23 ottobre) l’approvazione del “Piano del mare 2023-25” diventato così nella sua piena operatività.
Nella parte introduttiva si rileva che dall’«XI Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare» emerge che l’Italia, considerando anche la componente indiretta, arriva a 143 miliardi di euro, quasi il 9% del complesso del valore aggiunto prodotto, con 914 mila coinvolti direttamente e con 228.190 imprese per un’incidenza del 3,8% sul totale economia.
Una misura della capacità di attivare sviluppo è data dal valore del moltiplicatore.
Ebbene in Italia è dell’ 1,7 (per ogni euro di produzione diretta nella “blue economy” se ne attivano 1,7 nei settori collegati) ma mentre al Nord è dell’1,9 al Sud è dell’1,6.
Si rileva ancore che in questo “Medioceano”, che è solo l’1% della superficie acquea del pianeta , che circonda la nostra Penisola, si movimenta il 65% degli approvvigionamenti energetici europei con il 35% del traffico di greggio, numeri che fanno dell’Italia il porto naturale d’accesso all’Europa.
In questo quadro si indicano poi alcuni dati significativi che sono:
l’Italia possiede la prima flotta di navi Ro-Ro del mondo;
l’Italia è la prima in Europa per valori occupazionali nel marittimo;
l’Italia ha un’industria cantieristica che primeggia nel mondo nelle costruzioni di navi da crociera, di navi militari e nella nautica;
l’Italia ha un comparto turistico sul mare che è un elemento propulsivo dell’economia nazionale.
l’Italia ha il comparto della pesca che, diffusa lungo tutte le coste, riveste un ruolo sociale e ambientale di primo piano e, unitamente all’acquacoltura, pesa nelle politiche alimentari della Nazione.