Larissa (Grecia) – Riteniamo opportuno, sul dopo della terribile collisione tra due treni in Grecia, riferire il punto di vista delle nostre Ferrovie tra indagini, polemiche e riflessioni.
Scrive FerrovieçInfo: “Per quanto riguarda le prime, sembra che il capostazione di Larissa non abbia proceduto al corretto instradamento di uno dei due convogli.
Nessuno avrebbe poi avvisato il macchinista che quello su cui correva con il suo treno non era il binario corretto e il ferroviere non poteva accorgersene essendo la circolazione prevista su entrambi i binari in caso di lavori. Una doppia dimenticanza fatale.
Alla fine della tragica conta sono 42 i morti e oltre 100 i feriti. Molti studenti sono tra le vittime che tornavano da Atene a Salonicco.
Di alcune carrozze non resta quasi nulla: è per questo motivo che ci sono ancora molti dispersi, forse addirittura decine secondo la tv pubblica (ma stime precise non ce ne sono).
Il capostazione di Larissa durante il primo interrogatorio avrebbe in prima battuta attribuito tutto a un guasto, ma gli sono stati presto forniti documenti peritali secondo cui il sistema con cui il quale doveva essere fatto il giusto instradamento funzionava normalmente.
Un errore umano è l’ipotesi più probabile, dunque.
Dopo il primo errore, nessuno ha inoltre avvisato il macchinista che stava procedendo a tutta velocità verso il disastro.
Dal canto suo il capostazione avrebbe anche affermato che un altro treno aveva avuto un problema in precedenza e che era sovraccarico di lavoro.
Per la tv Ert, ci sono molti elementi che danno un quadro relativamente chiaro di cosa sia successo esattamente e non ci saranno lacune nelle indagini. Sui media ellenici c’è già anche l’audio della conversazione avuta tra macchinista e capostazione.
Secondo il racconto di un giornalista greco della BBC, i treni viaggiavano a grande velocità perché non sapevano che l’altro stesse arrivando al senso opposto e l’impatto è stato così violento che “non è rimasto nulla delle prime due carrozze” dopo l’incidente.
Dopo il disastro ferroviario si è dimesso il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Kostas Karamanlis.
“Sono in politica da qualche anno, ma considero un elemento necessario della nostra democrazia che i cittadini del nostro Paese abbiano fiducia nel sistema politico. Questa si chiama responsabilità politica. Per questo rassegno le mie dimissioni dalla carica di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. È quello che sento il dovere di fare come minimo segno di rispetto per la memoria” delle vittime, ha affermato il ministro in una nota.
In un discorso televisivo dopo il suo ritorno dal luogo dell’incidente ferroviario, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha affermato che la collisione è stata “principalmente” dovuta “a un tragico errore umano“.
“Decine di nostri concittadini, la maggior parte giovani, hanno perso la vita, in un orribile incidente ferroviario, senza precedenti nel nostro Paese”, ha affermato aggiungendo che la decisione di dimettersi del ministro dei Trasporti è stata onorevole. Anche i capi dell’Organizzazione delle ferrovie elleniche (OSE) e della sua controllata ERGOSE hanno presentato le loro dimissioni.
Bisogna dire che in Grecia, come sottolineano da ieri dal Gruppo FS, Hellenic Train che è parte di FS stessa, gestisca solo i treni, esattamente come fa Trenitalia nel nostro Paese.
Diversa è però la situazione sui binari: l’infrastruttura ferroviaria e il traffico ferroviario in Grecia sono gestiti da Ose, società statale greca, mentre in Italia la competenza è di Rete Ferroviaria Italiana che con Trenitalia è unita nella holding Ferrovie dello Stato Italiane.
È chiaro dunque che, non gestendo i binari, nell’incidente di ieri niente può essere imputato a responsabilità di FS.
Detto questo, visto che la stessa FSi ha ribadito come “l’obiettivo delle Ferrovie italiane è di esportare nel paese ellenico il know how maturato in Italia, puntando sulla tratta Atene – Salonicco”, va citato l’antico adagio dei macchinisti: “Puoi mettere il treno più moderno ma se la linea non ha sistemi di sicurezza adeguati, è come andare in giro con una Ferrari su una mulattiera e i passeggeri non sono al sicuro”.
La battaglia dei macchinisti e dei sindacati in Italia, fin dai tempi dell’addio (parziale) al doppio macchinista e dopo la strage di Crevalcore e quella di Viareggio, è stata proprio improntata a questo concetto: la sicurezza prima di tutto.
Prima di mettere sui binari i treni, serve che l’infrastruttura sia sicura. Ma su questo la Grecia ha ancora molto da lavorare.