I sabotaggi ai gasdotti e ai cavi sottomarini impongono lo sviluppo del Polo della subacquea

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LA SPEZIA – I sabotaggi ai gasdotti nel Mare del Nord e ora degli Houthi ai cavi sottomarini non sono che la punta dell’iceberg dell’enorme sfida aperta per la tutela delle vie di rifornimento e di comunicazione (e non solo) che viaggiano sotto i mari.

di Enzo Millepiedi

I sottomarini tornano ad essere un elemento operativo fondamentale non solo delle Marine Militari ma anche degli apparati industriali.

La presenza di Fincantieri e Leonardo alleati-partner della Marina Militare Italiana nel neonato Polo nazionale della Subacquea non a caso alla Spezia, culla storica del settore e tradizionale fucina di professionalità, non è stata ancora del tutto (con mio stupore) compresa dai media nella sua funzione e nella sua portata strategica.

Polo della Subacquea che peraltro sorge ad appena un chilometro di distanza dallo stabilimento del Muggiano di Fincantieri culla industriale storica e ad oggi cantiere specializzato dedicato alla costruzione dei sottomarini che di generazione in generazione sono usciti da questi scali.

E se è vero che l’Italia ha oggi una flotta di soli otto sottomarini di progettazione mista con i tedeschi è vero anche che è tornata a sviluppare progetti propri più avanzati (il Ministero della Difesa ha ordinato un’altra coppia di sottomarini con l’opzione del raddoppio) oltreché di mezzi di soccorso subacqueo per le grandi profondità.

A conferma della consapevolezza della sempre maggiore strategicità del mondo subacqueo va ricordata la recente alleanza tra Fincantieri ed Edge Group degli Emirati Arabi per lo sviluppo comune di sottomarini sempre più avanzati, che si avvarranno delle tecnologie già sviluppate appunto dall’alleanza Fincantieri-Leonardo che si inquadra in un mercato al quale Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri ha assegnato un valore stimato in 400 miliardi.

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