Il presidente di Assarmatori: “L’impostazione fiscalmente punitiva del Fit for 55” rischia di affossare i nostri porti

Tempo di lettura: < 1 minuto

Roma – “Noi armatori siamo fortemente sostenitori della de-carbonizzazione, siamo consapevoli di essere sempre più protagonisti di un mondo che richiede investimenti in tecnologie, ricerca e sviluppo”. Ma c’è un ma.

Che è questo: “Un’impostazione punitiva fiscalmente come quella di ‘Fit for 55’ rischia di affossare i nostri porti, impone nuove tasse, che oggi è inevitabile pagare in mancanza di tecnologie alternative”.

A puntualizzarlo è stato il presidente di Assarmatori Stefano Messina, intervenendo al webinair promosso da Uniport “Piano Marshall dei Porti e le modalità di attuazione”, che ha messo a confronto rappresentanti di istituzioni, associazioni e mondo imprenditoriale sul tema degli investimenti previsti nel Pnrr.

Con il pacchetto “Fit for 55” l’Unione europea mira alla riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030.

Ebbene “giusto che ci siano delle norme – ha aggiunto – ma che ci mettano in condizione di usare le tecnologie disponibili. Se costano di più pagheremo di più, certo, con il rischio che costi di più anche il trasporto”.

Il pacchetto Fit for 55 contiene, come è ormai noto, 13 proposte legislative sull’energia e sul clima, che hanno lo scopo comune di mettere l’Unione Europea in condizione di centrare l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 come previsto dalla Legge Clima.

Alcuni dei provvedimenti sono un aggiornamento della legislazione già esistente, per allinearla con il Green Deal e i nuovi target. È il caso della revisione dell’ETS, il mercato del carbonio europeo, o delle modifiche alla direttiva sulle energie rinnovabili (RED).

In altri casi, invece, il pacchetto Fit for 55 introduce una nuova legislazione: ad esempio la proposta di tassa sul carbonio alla frontiera (CBAM) o la nuova strategia forestale dell’UE.

Condividi :

Altri Articoli :

Iscriviti alla nostra newsletter