Nella quarta del suo intervento il presidente di Assoporti ha affrontato, tra gli altri, il problema del lavoro e delle nuove professioni in ambito portuale e logistico con grandi novità.
Roma – Ogni giorno le AdSP sono in prima linea, in un’amministrazione attiva, operativa in un mondo in profondo e veloce cambiamento.
Dobbiamo dare risposte, facilitare relazioni e investimenti e applicare le norme, tutto con l’obiettivo di creare le migliori condizioni per la crescita economica del Paese.
Ed è per questo che sarebbe opportuno riscoprire un valore fondamentale, principio fondante delle Autorità Portuali prima, delle AdSP adesso: maggiore autonomia amministrativa e maggiore autonomia finanziaria per dare risposte veloci alle necessità delle imprese. Sono orgoglioso di operare in un’Associazione unita che sta lavorando a testa bassa per l’interesse generale del Paese.
E, voglio sottolineare, che si è istaurata una proficua collaborazione con il Ministro Enrico Giovannini e con tutta la struttura del Ministero. In particolare, ci fa piacere porre l’accento sul fatto che la Conferenza Nazionale di Coordinamento delle AdSP viene convocata con regolarità, affrontando anche temi da troppo
tempo rimandati.
Ma un Paese che vuole crescere deve decidere e non rinviare. Tutto questo significa molto lavoro. E la parola “lavoro” mi porta ad aprire uno dei temi a me più cari,
l’importanza che ha l’attività lavorativa, e il valore dell’occupazione stabile. L’ho detto in premessa, i porti sono stati e sono sempre operativi grazie alle lavoratrici e ai lavoratori.
Ma il lavoro si deve svolgere in piena sicurezza, un elemento su cui non si transige e su cui non si può giocare a ribasso. È fonte di benessere e soddisfazione, di realizzazione di sogni e non può accostarsi a dolore e sofferenza. Per questo ci stiamo impegnando concretamente sul tema della sicurezza con le parti sociali e con il cluster per trovare soluzioni, fare approfondimenti, aumentare la consapevolezza, stimolare la formazione, fare tutto quello che possiamo in un mondo del lavoro
in profonda trasformazione. Una grande assunzione di responsabilità personale e collettiva.
E, se vogliamo essere protagonisti del nuovo mondo, che coinvolge anche tutte le lavoratrici e i lavoratori, dobbiamo partecipare ai processi di rinnovamento. Un rinnovamento che passa dalla transizione ecologica e digitale, ma non solo. Un rinnovamento che vedrà nascere tantissime nuove professioni. Ora che anche il modo in cui i porti si presentano e vengono percepiti è cambiato e sta cambiando.
Come mi piace ricordare, “arrivo da Ancona e mi ricordo benissimo quando si capiva cosa si stesse scaricando in porto solo guardando il lavoratore portuale, per me simbolo di tutto il comparto. Se era sporco di nero, stava scaricando carbone, se era sporco di bianco, si trattava di farina”.
Oggi, a 40 metri da terra un operatore manovra una gru per prendere un container con precisione chirurgica spostandolo da nave ad un mezzo sul piazzale, e viceversa. Infatti, le nuove modalità di espletamento delle operazioni portuali hanno cambiato il sistema che si conosceva in passato.
(4 – continua)