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Il segretario generale di Trasportounito Maurizio Longo avverte: l’assenza sul mercato dell’Adblue provocherà il blocco dei Tir più moderni e meno inquinanti

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 Un’altra insidia si prospetta sulla catena logistica per l’assenza sul mercato dell’Adblue (urea diluita in acqua distillata), che i Tir Euro 5 e Euro 6 (cioè i più ecologicamente avanzati) devono utilizzare e in assenza del quale i loro motori diesel si fermano.

E con i motori si fermeranno di conseguenza e ovviamente anche i camion dell’autotrasporto italiano che si vedono spinti verso un fermo tecnico globale. Con l’aggiunta di un primo paradosso – che si aggiunge a quello dei pass obbligatori per lavorare per gli autisti italiani e non richiesti agli autisti che vengono dall’estero – cioè solo la libera circolazione dei camion più vecchi e più inquinanti.

A denunciare questa situazione è stato il segretario generale di Trasportounito Maurizio Longo che avverte: “Le scorte di Adblue si stanno rapidamente esaurendo per una reazione a catena che riguarda ormai tutte le regioni italiane. A causa del forte aumento del metano, che serve a produrre ammoniaca e quindi a produrre urea, utilizzata per fertilizzare i campi, e in minima parte convertita in Adblue, questo prodotto indispensabile per far funzionare i motori diesel dei Tir, sta rapidamente sparendo dal mercato.

La catena produttiva di Adblue insomma si è fermata innescando fenomeni di accaparramento di prodotto, di speculazione, che a breve sono destinati a provocare una carenza generalizzata mentre il costo è già balzato da 250 a 500 euro per 1.000 litri.

E’ interessato a questa situazione 1,5 milioni di veicoli immatricolati e adibiti al trasporto delle merci, di cui oltre 300 mila aventi portata superiore a 35 quintali.  Perché tutti gli automezzi per il trasporto merci sono dotati di un sistema che utilizzando l’Adblue abbatte l’ossido di azoto e gli nox.

Di paradosso in paradosso quindi con Tir euro 5/6 fermi (perché senza Adblue il camion non funziona), alla faccia della rottamazione e della transizione ecologica – commenta duro Maurizio Longo – si sta innescando un effetto boomerang: chi non ha cambiato camion e si è tenuto in flotta gli inquinanti euro 0-1-2-3-4 si ritrova, a breve in una posizione di vantaggio competitivo. Mentre chi ha investito su mezzi a metano si trova con un costo di oltre 2 euro/litro senza poter recuperare parte delle accise. “Il fermo dei mezzi più moderni, renderà obbligatorio l’utilizzo dei Tir vecchi, con una esplosione di prezzi gonfiati e con un incremento record delle emissioni. Il tutto – osserva Trasportounito – nel totale disinteresse delle Autorità di vigilanza sul mercato e delle istituzioni”.

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