La demolizione del Destriero: storia di una sfida vinta e di un debito d’onore non onorato

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Roma – L’ultimo tentativo di recuperare il Destriero fu alla cerimonia del 2022 quando Drogo Inglese tentò di esortare il generale Graziano, presidente di Fincantieri, a interessare il gruppo per un restauro parlando di “debito d’onore”.

Questo perché il Destriero, negli anni ’90, creò, tra l’altro, i presupposti per la futura navigazione veloce anche per imbarcazioni di grandi dimensioni aprendo la strada ai traghetti e alle navi da crociera veloci che in seguito diventeranno un asset importante nei bilanci di Fincantieri.

Gli Stati Generali lanciarono inoltre un appello a firma di Alberto Scuro, presidente della Commissione Motorismo Storico e dell’Asi Automotoclub Storico Italiano, che suscitò l’interesse di tutto il mondo del motorismo e della nautica storici.

Tutto ciò portò Drogo Inglese (nella foto) presidente del Patrimonio Italiano ad avviare e tentare una trattativa con la proprietà e a un certo punto pareva quasi fatta.

“L’Aga Khan delegò un importante studio legale con il quale ci interfacciammo. La nostra proposta era quella di cedere il bene per un valore simbolico ad una fondazione appositamente costituita. Ma il nodo che non si riuscì a sciogliere era rappresentato
soprattutto dagli ingenti costi necessari per trasportare il Destriero da Bremen alla Spezia. Un lungo viaggio che dal cantiere prevedeva di risalire il fiume Weser, giungendo al mare del Nord per poi passare attraverso il canale della Manica ed entrare nel Mediterraneo dallo Stretto di Gibilterra. L’idea sarebbe stata quella di restaurarlo e sistemarlo nel water front del Porto della Spezia in una zona ben visibile ai crocieristi. Oltretutto alla Spezia l’Università di Genova ha il polo didattico sul design navale” spiega Drogo Inglese.

Dalla Camera dei Deputati su iniziativa dell’On. Giovanni Battista Tombolato e di altri trenta parlamentari venne presentata addirittura una interrogazione scritta all’allora ministro dei beni culturali Dario Franceschini, la proposta era quella di vincolare il bene ai sensi della legge 42/2004 (il codice dei beni culturali).

Per lui risponderà il sottosegretario Lucia Borgonzoni “fatelo rientrare in Italia e attenzioneremo la questione”.
Anche nel Governo qualcuno si interessò della vicenda. Fu Stefania Pucciarelli, all’epoca sottosegretario al Ministero della Difesa e oggi senatrice. Fu proprio lei a sensibilizzare ripetutamente, senza esito, il colosso Fincantieri.

D’altra parte in costi necessari per il restauro dell’imbarcazione sarebbero stati ingenti.

Drogo Inglese manifesta tutto il suo rammarico: “Su un possibile recupero del Destriero mi impegnai moralmente con più persone. Con Donald Blount, poco prima che morisse, ovvero l’ingegnere americano che progettò lo scafo, con l’amico Paolo Pininfarina, scomparso recentemente, poiché fu proprio la Pininfarina a disegnarne le linee aerodinamiche e anche con Cesare Fiorio che nel tempo è diventato un mio caro amico”.

Con la demolizione del Destriero scompare uno dei simboli più gloriosi della nautica italiana. La sua resterà dunque la storia di una sfida vinta, di un debito d’onore non onorato e di una promessa mancata.

(2 – fine)

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