La richiesta di Assiterminal per il tavolo del mare del 2 febbraio: “Iniziamo ad applicare uniformemente quello che c’è”

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Roma – Genova – Dai nuovi uffici operativi di Genova, tra un treno e l’altro per Roma e non solo, da Assiterminal l’agenda per il 2022 è già ben oltre pagina 1. Il 2 febbraio seconda convocazione del Tavolo Mare! Prima richiesta? Iniziamo ad applicare uniformemente quello che c’è!


Mentre il DL Concorrenza abbrevia (si fa per dire) il suo iter (è stata indicata maggio come dead line per la conversione …) è evidente che senza le idee chiare e uniformità si fa poca strada: il tempo per dare vita a un unico Regolamento sulle concessioni portuali ci sarebbe ancora e potrebbe ridare al MIMS un impulso, quel ruolo di regolatore e regista che negli anni sembra essersi disperso ma che tutti gli chiediamo di riprendersi nei fatti.

Sennò hanno ragione Luigi Merlo quando parla di un MIMS sempre più simile a un centro studi o Alessandro Santi che ripetutamente chiede concretezza per esempio sul tema dragaggi o delle fonti energetiche o ancora Mario Mattioli che non si è ancora stancato di chiedere “semplificazioni”.
Ripetutamente assistiamo a diverse interpretazioni da parte di alcune ADSP sull’applicazione delle norme in tema ad esempio di riduzione dei canoni concessori o sulle proroghe delle concessioni, o leggiamo di salti in avanti su regolamenti per il rinnovo o la ridistribuzione delle concessioni demaniali tailor made.

Non riusciamo a comprendere il persistere, tra altri aspetti, delle difficoltà di accettare e mettere in pratica, i principi del riequilibrio economico-finanziario delle concessioni di fronte, tra l’altro, alle sfide che digitalizzazione e sostenibilità pongono sia al concessionario privato che al concedente Stato.
Non si dica che la frammentazione del cluster imprenditoriale indebolisce la rappresentatività: sulla stragrande maggioranza del merito delle questioni siamo tutti allineati, anche con i sindacati; tra noi c’è chi deve mediare di più o di meno ma stiamo portando avanti le stesse proposte, abbiamo gli stessi obiettivi.

E’ evidente sui temi della procedura di infrazione sulla tassazione dei canoni, sull’istituzione di un fondo per i lavoratori portuali, sulla richiesta di riconoscere capacità di investimento del privato a fronte di strumenti di flessibilità concessorie, giusto per fare alcuni esempi. Abbiamo il “sudoco” sulla carta ma ancora porti con propri PCS e altre amministrazioni che dialogano solo tra loro: altro che cyber risks assessement!
In tutto questo ancora grazie che dal dl 34/2020 alla l.215/2021 per buona volontà di alcuni funzionari del MIMS e la sensibilità di alcuni politici circa 40 milioni di euro di misure a sostegno del settore si siano (meglio forse dire, sarebbero) ottenuti: ma che fatica sentirsi ripetere il mantra “chissà cosa dirà il MEF” e “chissà come le interpreterà l’ADSP di turno”.

Ciascuno ha i suoi modelli, da Trieste a Genova, passando per Ravenna e Palermo: è pur vero che i kingmaker ormai cambiano di continuo ma i presupposti per realizzare un sistema logistico portuale efficace ci potrebbero ancora essere, attraverso un modello in cui i puzzle si tengano senza disperderne i pezzi: a proposito, ricordiamoci che lo sciopero dello scorso 17 dicembre è solo “sospeso”!

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