LA SPEZIA – Non è sfuggito il continuo riferimento, al convegno “Green Hydrogen Gulf”, organizzato questa mattina dal Distretto ligure delle Tecnologie Marine, alla centralità dei porti, dei cargo, della nautica, delle crociere, dei trasporti e della logistica in questo processo di transizione energetica ed ecologica che chiama ad un lavoro di team.
Un mondo già di per se stesso molto attento e consapevole di dover fare la sua parte. Come ha evidenziato Federica Montaresi, che segue i procedimenti speciali dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, illustrando i due progetti, dei dieci presentati nell’ambito del Pnrr, non solo per realizzare la rivoluzione green nei Porti della Spezia e di Marina di Carrara e non solo per l’utilizzo di energia pulita, ma per produrla all’interno degli scali.
E questo dopo pochi mesi che l’Autorità portuale, agendo d’anticipo, aveva sottoscritto due distinti protocolli di intesa con la Snam e con l’Enel, che hanno presenze rilevanti nel Golfo della Spezia, proprio sull’utilizzo dell’idrogeno. Quanto alla produzione in proprio di energia, Federica Montaresi ha illustrato il progetto di impianto fotovoltaico capace di produrre, in area portuale, fino a 20 Kw al giorno, da stoccare e poi distribuire anche nel Porto di Marina di Carrara”.
E ha concluso: “Gli impieghi in prospettiva vanno dai mezzi operativi di piazzale, alla nautica da diporto, al trasporto marittimo, ma anche in collaborazione con il trasporto pubblico locale”.
Restando sul fronte mare, Gianpaolo Damiano Bono, capitano di fregata del Genio Navale e sommergibilista, ha ricordato che già da tempo la Marina Militare abbracciato la strada delle fuel cell, per le proprie unità subacquee, e che quanto agli U212, costruiti proprio alla Spezia nei primi anni Duemila iniziammo le sperimentazioni di quella tecnologia proprio qui. Oggi queste sono unità dalla complessità progettuale tra le più elevate al mondo nel nostro settore. Il risultato è un battello difficile da individuare con sonar passivi e infrarossi. Ma ha aggiunto che “le criticità anche per noi sono nello stoccaggio e nei costi, compensati tuttavia dai vantaggi operativi” E ha concluso aprendosi alla collaborazione: “Anche la Marina Militare può trarre vantaggio da iniziative comuni sulla via dell’idrogeno”.
“Per il mondo della nautica, soprattutto quello dei megayacht, vi è invece uno scoglio tecnico non secondario: l’autonomia dell’unità in rapporto al volume occupato dal combustibile. La spiegazione è questa: se il gasolio garantisce una traversata oceanica con un serbatoio di dimensione 1, per il metanolo ne serve uno di 2,5 volte, per l’idrogeno liquido 4,6 volte e per le batterie 50 volte di più”. Così Paolo Bertetti che ha portato Sanlorenzo Yachts a installare fuel cell alimentate a metanolo per produrre l’idrogeno all’interno delle unità. La scelta del cantiere è di affidarsi alla tedesca Siemens con questa postilla: “L’evoluzione è talmente veloce che ciò che non è fattibile oggi , può esserlo domani. Quindi poniamoci con una mentalità elastica di fronte a questa sfida. E comunque il primo yacht Sanlorenzo da 50 metri di nuova generazione sarà pronto tra gennaio e febbraio del 2024″.
Il il mondo delle crociere? Michele Francioni, vicepresidente di MSC, ha definito la decarbonizzazione “un processo fondamentale per noi, visto le caratteristiche energivore delle navi da crociera, che arrivano a consumare oltre 10 Mw anche quando sono ferme in porto. Ma l’idrogeno, per l’industria delle crociere, non è la sola opzione per il futuro. Oggi viviamo infatti un vero dilemma. L’idrogeno presenta sfide importanti per quanto riguarda il trasporto, che deve avvenire a circa -250° di temperatura, ed il bunkeraggio, visto che oggi è complesso anche solo farlo con il GNL. Scartata l’ipotesi di comprimerlo, rimane il fatto che un metro cubo di gasolio può essere sostituito, come potere calorifico, da un equivalente di 15 metri cubi di idrogeno liquido”.
Questo è quanto. Ma come altri questa mattina ha allungato lo sguardo: “Tra cinque anni forse avremo un’idea più chiara su dove andrà il mondo delle crociere”.
Vent’anni fa, nel 2002, Jeremy Rifkin dava alle stampe Economia all’idrogeno.