LA SPEZIA – I muscoli spezzini sono una eccellenza territoriale che, però, è quotidianamente messa alle strette dal cambiamento climatico e dal surriscaldamento del mare, dal perdurare di periodi di siccità che si alternano a violenti temporali.
E la situazione attuale preoccupa molto gli operatori spezzini. Lo fa sapere Angelo Majoli, Presidente dei Pensionati Coldiretti della Spezia e Presidente onorario dei mitilicoltori spezzini.
“La molluschicoltura spezzina è un comparto fondamentale per l’agroalimentare ligure e oggi più che mai è messa a rischio su diversi fronti. Con l’aumento della temperatura delle acque cresce anche in maniera esponenziale il metabolismo delle orate, che di conseguenza incrementano la loro alimentazione a discapito dei pescatori. Non è sempre stato tutto rose e fiori, soprattutto perché il settore è fortemente legato alla volubilità del meteo. Ma oggi la situazione si sta facendo davvero preoccupante: non di rado la gente non riesce neppure a portare a casa uno stipendio”.
Il problema principale, oltre alla siccità che da maggio 2022 continua ad alternarsi con bruschi fenomeni temporaleschi e conseguenti mareggiate, sono ancora una volta le orate: ghiotti di muscoli già in situazioni normali, con l’aumento delle temperature marine questi pesci vedono incrementare il proprio metabolismo e, di conseguenza, la propria voracità, lasciando “a bocca asciutta” i muscolai che in quella produzione hanno investito tutto. E che, proprio per questo, perdendola vedono vanificato ogni sforzo e non riescono a portare a casa il reddito sufficiente a sostentare le proprie famiglie.
“Tutto questo – spiegano Sara Baccelli e Paolo Campocci, Presidente e Direttore di Coldiretti La Spezia, insieme a Daniela Borriello, Responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Liguria – porta molti a ritirarsi dall’attività. Un danno economico e sociale immane, a cui bisogna porre rimedio quanto prima.
“Oggi è più che mai evidente – spiega Angelo Majoli – che l’aumento delle temperature marine ha reso le orate più voraci, causando danni ingenti a tutto il comparto. La situazione è cambiata radicalmente rispetto agli anni passati: a inizio stagione la predazione era normalmente inferiore, perché con le prime piogge e i fenomeni temporaleschi tipici del periodo portavano le orate ad allontanarsi, ma con la siccità hanno finito per diventare stazionarie e grosse all’inverosimile. Si è arrivati a pescare orate anche di 5-6 kg, degli esemplari davvero giganti rispetto alla media”.
“Ho raccontato la nostra storia – continua Majoli – perché il problema è grave e va risolto quanto prima. Io stesso la scorsa primavera sono uscito in mare, ma dopo poco tempo ho dovuto riportare la barca a terra perché non c’era prodotto. Neppure la protezione delle reti è più sufficiente: le orate trovano sempre un modo per entrare e razziare i muscoli e i mitili. Con il risultato che oggi dobbiamo far fronte a due stagioni rovinate. Negli ultimi mesi abbiamo provato a mettere le resse dei muscoli anche al di fuori della diga, dove la temperatura dell’acqua è più fredda, ma nulla: purtroppo le orate continuano a razziare”.
“Chiediamo alle Istituzioni di regolare in modo adeguato la pesca anche nelle acque interne, dove si trovano i nostri allevamenti. Solo così possiamo ridurre drasticamente i predatori delle nostre colture e sperare di salvare il nostro reddito”.