LA SPEZIA – Dopo giorni e notti di manovre acrobatiche eccezionali con l’impiego di grandi professionalità navali è arrivata l’ora dell’addio alla nave bacino in rotta per la Turchia. Tutte le operazioni sono state seguite con passione e perizia da Corrado Ricci fondatore e animatore del Cantiere della Memoria che ha commentato l’evento ponendo anche quale interrogativo.
di Corrado Ricci
Ed è venuto davvero il momento dell’addio: le ex navi militari Bersagliere e Artigliere – rizzate sul ponte della nave-bacino Seaway Albatros – lasciano il Golfo della Spezia per la destinazione finale, Aliaga in Turchia.
Li saranno demolite dal cantiere Ege Celik (che paga per farlo nella prospettiva di recuperare e vendere il ferro). Si chiude così una pagina di grandi manovre del Golfo della Spezia che ha fatto storia; ciò non tanto per l’impiego di una nave auto-affondante per la movimentazione di unità ospiti o per la splendida sinergia tra gli operatori dei servizi nautici del porto (piloti, rimorchiatori, ormeggiatori) quanto per l’imponenza dei carichi … carichi di storia e teatro, in passato, di tante emozioni personali e collettive.
Molti ex imbarcati hanno seguito le operazioni e ci hanno fatto pervenire i ricordi, aderendo all’invito del Cantiere della Memoria a condividere le storie e i valori di cui le stesse sono intrise: un atto dovuto a motivo della rotta, esclusivamente culturale, battuta. Ma la memoria si è poi saldata a tante riflessioni di amici di lunga data e di nuova linkatura: non era meglio affondare le navi-relitto e farne palestre per le immersioni, alimentando così il turismo subacqueo?
Non era preferibile – quanto meno per il Bersagliere – traguardare la musealizzazione? Perché, se il destino era quello di farne fettine, non demolirne in Italia, generando lavoro?
Domande aperte, che non mancheranno di tener banco anche durante i trasferimenti in Turchia delle altre unità destinate alla fiamma ossidrica: le ex fregate Maestrale e Scirocco e gli ex sommergibili Da Vinci, Marconi e Fecia di Cossato.
Intanto vogliamo ringraziare di vero cuore tutti gli amici che, lavorando a vario titolo sul mare, si sono adoperati nel farci avere gli scatti di grande impatto che abbiamo postato: una valanga a testimonianza delle interesse suscitato dalle operazioni e del riconoscimento del ruolo del Cantiere della Memoria che fa delle belle storie di mare l’orizzonte della ricerca per la divulgazione.
Dopo l’imbarco nei pressi dell’isola del Tino, le unità (che ricordiamo sono prive di armamenti e strumenti) sono state stabilizzate sulla platea della nave bacino; è avvenuto attraverso la saldatura delle selle approntate dal personale di bordo.
a impressione vedere sporgere poppa e prua delle ex navi militari poste in diagonale rispetto all’asse della Seaway Albatros. Dalla plancia della speciale nave auto-affondante giungono rassicurazioni sulla sostenibilità della navigazione a fronte di un meteo favorevole (in caso di peggioramento e di onda alta più di tre metri si imporrebbe la ricerca di un ridosso per evitare eccessi di stress alle saldature e ai cavi di rizzaggio su cui si scaricano le forze).
Allo stato dei programmi, l’arrivo a destinazione è previsto nel pomeriggio del 15 marzo.
Che cosa accadrà dopo? Il condizionale è d’obbligo col meteo ballerino (come ha dimostrato la prima operazione – abortita – di ‘ancorare’ a bordo della nave-bacino l’ex sommergibile Marconi); secondo fonti marinaresche qualificate, in prossimità della fine del mese proseguiranno le operazioni per il trasferimento in Turchia delle ex fregate e poi degli ex sommergibili. Capiterà quando saremo a Sete in Francia per la festa internazionale della marineria; non garantiamo la marcatura stretta delle operazioni come è successo in questi giorni ma torneremo a documentare per il piacere di informare gli amici del Cantiere della Memoria, cultori di storie di mare, e per valorizzare il lavoro degli operatori dei servizi nautici del porto, un’eccellenza dello scalo, confidando nell’arrivo di altri ricordi.