Iniziamo da oggi la pubblicazione della relazione al Piano Operativo Triennale 2022-2024 dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale per una diffusione che vada oltre gli operatori ma che coinvolga il più possibile tutta la comunità (spezzina e apuana) in un sempre più condiviso rapporto tra porto e città.
di Mario Sommariva
Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale
Premessa: il Sistema portuale del Mar ligure orientale e la politica di resilienza
“Il mare è l’energia mobile, in perpetuo movimento, la forza innovatrice pronta sempre a prendere il vento, a pungolare la lentezza degli uomini, a saltare direttamente, senza intermediari, senza linee di frontiere o di dogane, da un punto all’altro, talvolta assai lontano. Il suo movimento si propaga a grande distanza, non solo da una riva all’altra del Mediterraneo, ma all’interno stesso delle terre. Il vento passa. La terra dorme immobile. Il mare ha la potenza del vento e la stabilità del suolo. Agisce. Non dice: lasciatemi dormire il sonno della terra. Rimesta uomini e cose, sposta, mescola”. Questa citazione è tratta dalle lezioni sulla genesi dell’Europa, dello storico francese Lucien Febvre, tenute a Parigi, alla fine del secondo conflitto mondiale. Essa contiene alcune suggestioni utili a meglio comprendere, in profondità, le linee di indirizzo e le motivazioni che sottendono al Piano Operativo Triennale 2022-2024 dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale.
Innanzi tutto il “mare”, come forza innovatrice ed energia, che propaga il proprio movimento all’interno delle terre. È questa la rappresentazione suggestiva di ciò che il porto significa come forza innovatrice e trainante di un territorio, come volano di processi indotti ed al tempo stesso come elemento che porta in sé innovazione e cambiamento. È su questa funzione vitale e rigenerante che si basa la connessione fra i porti ed i territori, l’integrazione stretta fra il mare e la terra di cui, il porto, è cerniera concettuale e culturale, prima ancora che economica e logistica.
L’uso economico del mare, nella sua accezione più ampia, che si declina oggi nel concetto di “blue economy”, è la traduzione concreta, in termini di occupazione, imprese, conoscenze e tecnologie, dell’inseparabile connessione fra terra e mare. Tale connessione fa dei porti e dei processi economici e sociali che da essi scaturiscono, il vero motore dello sviluppo di un territorio. Per questo non vi può essere una contrapposizione fra terra e mare e fra porto e città. Non è possibile una crescita urbana che si fondi sul declino di un porto. Una città portuale deprivata del porto perderebbe la propria energia vitale, si priverebbe così del proprio futuro. Tornando ancora a Febvre, senza il movimento del mare, che “rimesta uomini e cose”, c’è solo il sonno della terra, quindi la stasi e l’incapacità di progredire.
Le linee di sviluppo dei traffici, dei servizi e delle infrastrutture portuali che sono illustrate e contenute in questo Piano, si fondano dunque sull’idea, sia per La Spezia che per Marina di Carrara, dell’inscindibilità del destino dei porti da quello dei territori e delle città.
Vi è tuttavia la necessità che questi concetti siano pienamente compresi e condivisi dai cittadini e dall’opinione pubblica. Tale capacità di persuasione si basa da un lato sulla forza, la coesione e la capacità inclusiva della “comunità portuale”, che dal mare trae, nel segno della “blue economy”, l’essenza della propria esistenza e dall’altro sulla capacità di ascolto e di progetto delle istituzioni, a partire dall’Autorità di Sistema Portuale.
(1 – continua)