Ponte sullo Stretto, storia e curiosità del progetto più ambizioso made in Italy

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Roma – Riesumato durante la campagna elettorale e al centro del dibattito attuale, quello sullo stretto di Messina è un progetto che porta con se numerosi vantaggi; ma non l’abbiamo già sentito questo negli anni (e negli esecutivi) passati?

Il governo Meloni, soprattutto il suo ministro alle infrastrutture Salvini, sostengono che nel giro di pochi anni avremo un collegamento stradale tra la Sicilia e la Calabria, evitando così l’utilizzo dei mezzi via mare. Questa è una frase che riecheggia dal 1969, anno in cui iniziarono gli studi di fattibilità del progetto dopo che sei vinsero il concorso di idee internazionali. Qualche tempo dopo, nel 1981 viene fondata la “Stretto di Messina SPA”, società che finì nel dimenticatoio dopo lo scandalo di Tangentopoli. Sarà il 2003 ed il governo Berlusconi quello che di più si avvicinò ad una realizzazione vera e propria, avviando di fatto i cantieri sulla sponda calabrese così che nel 2006-2010 il gruppo Impregilo vinse il bando ed elaborò il progetto per l’infrastruttura finale.

Arriva così il 2013 ma il governo guidato da Mario Monti chiude di fatto la società “Stretto di Messina SPA” iniziando un contenzioso con Impregilo ma saranno gli esecutivi di Conte e Draghi a riprendere in mano il progetto, attuando nuovi studi di fattibilità il cui risultato è atteso nell’agosto del 2023. Come detto in apertura la volontà dell’attuale capo del governo è di, finalmente, portare a termine l’opera; siamo nel 2023 e viene riaperta ufficialmente la società incaricata inizialmente del progetto.

Questa era, in breve, la cronostoria di uno dei progetti più procrastinati del nostro Paese ma passiamo ora a capire i pro, i contro, i costi e cosa potrebbe comportare se effettivamente il ponte sullo stretto prendesse veramente forma. Ad oggi l’assenza di un collegamento tra le due regione ha un costo che si aggira sui 6,5 miliardi di euro annui (1400 euro per ogni cittadino siciliano) e per realizzare l’opera ne servirebbero in totale 7, quindi un vantaggio in termini economici e se da un lato la frase del ministro “costa più non farlo che farlo” trova riscontro nella realtà, non si può dire il contrario neanche dell’impatto ambientale che la sua costruzione avrà ,dove gli ultimi studi evidenziano sì criticità ma anche diverse soluzioni ad esse.

Il problema principale, ambientalmente parlando, riguarda la biodiversità che quel tratto propone, una delle più ricche del Mediterraneo, indi per cui è stato chiesto di trovare un compromesso per questo, avviando, nel 2022, nuovi studi per cambiare il progetto originale, che risale al 2010.

Molta attenzione è rivolta, come spesso accade negli ultimi anni, alla quantità di emissioni e senza dubbio le 95.600 volte in cui ogni traghetto percorre ogni anno quel breve tratto di mare contribuisce all’aumento di inquinamento; con il ponte le tonnellate di anidride carbonica risparmiate ammonterebbero a 312.000 annue (fonte Mims). Un altro passo verso la svolta Green passerebbe anche dai traghetti ibridi e l’ammodernamento degli scali portuali per cui il governo Meloni ha già stanziato più di mezzo miliardo.

Passiamo ora ad esempi pratici e concreti dei vantaggi per la gente “comune”: oggi arrivare a Messina o a Palermo partendo da Roma richiederebbero rispettivamente 8 e 12 ore via treno mentre queste scenderebbero a 4 e 7 per percorrere la stessa tratta ma con il nuovo ponte, un risparmio di tempo non da poco.

Purtroppo, a livello geologico, questa zona presenta diverse criticità, primis l’alta sismicità e i frequenti movimenti delle faglie se poi aggiungiamo la profondità del mare, per l’esattezza 250 mentre nella parte più bassa, viene da se che si tratta di un’opera non così semplice, come molti pensano, da realizzare. Si, perché i 250 metri di profondità non consentirebbero l’installazione di piloni centrali e siccome la distanza totale da coprire è di 3 km, diventerebbe il ponte a campata unica più lungo al mondo. L’infiltrazione di fenomeni mafiosi potrebbe essere un ulteriore ostacolo, risultando il principale pericolo per tutte le opere del Paese, non solo quelle del Sud.

Ma gli studi sostengono che sia tecnicamente realizzabile, pur con le sopracitate sfide da superare, con il progetto talmente avanzato che è stato utilizzato come base per la realizzazione del ponte sullo Stretto dei Dardanelli, in Turchia.

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