Porto e Cantieri, l’affascinante missione dei “Guardiani dei fuochi” e delle “Sentinelle della sicurezza” raccontata da Pietro Daneri che c’era quando tutto cominciò …

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L’intento era quello di raccontare presenze e attività di “invisibili custodi” della sicurezza nel mondo della portualità e della cantieristica e di raccontarle con le parole di uno di loro, Pietro Daneri, che ha appena concluso quella che lui stesso definisce essere stata una affascinante avventura.

di Enzo Millepiedi

Ma sono bastate poche battute per rendermi conto di essere entrato, fortunosamente e fortunatamente, nel vivo di una esistenza che ha attraversato, da protagonista, insieme ai suoi compagni di lavoro, molta storia della città, quella dei momenti difficili, spesso drammatici, quasi sempre risolti però grazie a gesti di capacità professionale e di abnegazione riservata.

Sono nel Centro produttivo del Levante, nella sede-magazzino-garage di Sicur-Fire, sulla quale campeggia una grande bandiera italiana con lo stemma delle quattro Repubbliche marinare e nella quale è in sosta uno degli imponenti automezzi di servizio, rigorosamente di color rosso in dotazione di questi “guardiani del fuoco”, una sessantina in tutto, ausiliari privati dei Vigili del Fuoco, quando la caserma era ancora in Via Lamarmora, dalle cui file hanno tratto prima la possibilità di continuare in questa attività fino a garantire nel tempo nuova linfa continua, professionalmente formata, delle squadre di intervento H24, come è e come si suole dire.

Venivate tutti dunque dalle file dei Vigili del fuoco?

“Sì, dove avevamo concluso il servizio di ferma che, come si sa, era a termine. Ed è lì che ci siamo ritrovati in un piccolo gruppo per continuare da privati, formati, a lavorare come guardie ai fuochi, cogliendo al volo un primo incarico, del tutto occasionale, quando fummo chiamati dalla Seport per vigilare sui fusti tossici della Jolly Rosso. Non c’era solo da vigilare, bisognava controllare i livelli di tossicità ed era una presenza H24, che è durata mesi”.

Fusti che erano stati depositati in un primo momento al Molo Garibaldi del porto.

“Un lavoro delicato che però quando è venuto meno per lo spostamento dei fusti ad altra sede ci avrebbe lasciato senza occupazione”.

Ma è proprio in quel momento che avete capito che c’era un vuoto da colmare.

“Diciamo che è stato anche il banco di prova non solo per aver svolto il lavoro a regola d’arte ma anche per averci fatto capire che avremmo potuto svolgere un servizio integrativo proprio all’interno del porto che stava crescendo per poi allargarci via via alla cantieristica e alla nautica”.

Potendo attingere da un personale non solo preparato ma anche motivato che aveva scelto di svolgere la ferma tra i Vigili del fuoco?

“Appunto. Altamente preparato. Potevamo contare su quelli che terminavano il periodo di servizio nei Vigili del fuoco con il combinato disposto della necessità di un servizio integrativo che mancava nel porto e nei cantieri navali. Ci rendemmo conto di aver colto nel segno, nel luogo e nel momento giusto. Fummo chiamati subito dal Cantiere Inma, dalle imprese e dalle agenzie marittime, fino ad esportare la nostra attività fuori dal nostro comprensorio marittimo”.

Con il senno del poi si è rivelata insomma un’idea vincente?

“Che ci ha fatto costruire un modello che ci ha portato ad operare e a collaborare a Marina di Carrara, poi a Lavagna e a Genova  e poi per esempio ancora nelle cartiere della Lucchesia e in altre realtà industriali a terra, mentre una formazione continua ci consentiva di acquisire nuove specializzazioni  imposte dalle leggi sulla sicurezza sul lavoro e di aumentare le dotazioni come per esempio i defibrillatori”.

Un mondo comunque poco percepito dai più.

“Ma presente, sempre, quando occorre. Una attività che sentiamo forte in noi che oltre a guardiani dei fuochi siamo diventati anche sentinelle per gli infortuni sul lavoro, misurandoci anche nella gestione frequente del panico, nel salvataggio di intossicati e nella bonifica degli ambienti, fino alla grande svolta impressa dal Dpr 177 del 2011 sui così detti spazi confinati”.

Quelli per i quali continuano ad aggiornarsi i vigili del fuoco delle Regioni Italiane che vengono a seguire corsi settimanali nella caserma della Spezia come abbiamo raccontato più volte nei mesi scorsi?

“Esattamente. La formazione deve essere costante e continua anche tra di noi che ci occupiamo di sicurezza, innanzitutto nella prevenzione e ovviamente quando siamo chiamati a intervenire nelle situazioni di emergenza, quando ci sono vite umane in pericolo”.

A proposito di emergenza dall’album dei ricordi che cosa affiora in un testimone come te fin dagli anni Novanta?

“Oltre alla vicenda della Jolly Rosso?

Sì, da dopo la Jolly Rosso quando tutto è cominciato, tanto per far capire meglio chi siete e che cosa fate, per farvi conoscere dal di dentro.

“Ricordo l’impegnativo intervento per il furioso incendio notturno al magazzino del Cantiere del Muggiano, quello sul mega ycht Serene da dove abbiamo tratto in salvo marinai che rischiavano di morire asfissiati nel pozzo di prua per un errore di collegamento invece che con l’aria con l’argan, un altro intervento pericoloso è stato quello sulla nave City M, proveniente dal Mar Nero, a Natale 2000 con componenti dell’equipaggio che si erano sentiti male a causa di un carico di zinco e come non ricordare l’altrettanto furioso incendio sull’Andrea Doria”.

Ma è come ripercorrere fatti clamorosi di cronaca?

“Nei quali noi c’eravamo e in prima linea, come sempre, pronti alla chiamata”.

Ed eccoci al moto di giusto orgoglio. Poi aggiunge: “Ed è sempre la partecipazione professionale e umana che ci ripaga, consapevoli di essere in grado di gestire i rischi e soddisfatti di portare a termine nel migliore dei modi ogni impresa”.

Una domanda personale: ti mancherà questo lavoro?

Sorride sereno.

“Penso di aver fatto il mio tempo ma, come si dice, sarò spesso qui, venendo dalla mia Levanto, tra questi guardiani dei fuochi ai quali sento di appartenere da sempre e per sempre”.

Nella foto Pietro Daneri insieme a Marco Russo, amministratore delegato della Società, davanti a un automezzo di pronto intervento 

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