Ricordate Venezia? Quando un decreto del ministro Dario Franceschini, a vietato l’ingresso delle navi da crociera nel Canal Grande e da dirottare quindi (?) verso Marghera o verso la neo candidata Trieste?
Anche allora è stata pronunciata la fatidica frase del più o meno “non lasceremo indietro nessuno” (che a pensarci bene per come poi vanno di solito le cose è una frase che fa venire i brividi). Invece qualcuno indietro, o meglio a terra, è rimasto.
E tra poco saranno due mesi dall’apoteosi di una decisione che ha tagliato la testa al toro ed eccoci puntuali al silenzioso presidio davanti alla sede di Autorità di Sistema Portuale “per ricordare al governo italiano e a tutte le istituzioni di non dimenticarsi dei lavoratori della crocieristica che hanno aspettato per più di 16 mesi di ritornare al lavoro e, poco dopo la ripresa delle attività, hanno visto le loro speranze uccise da un decreto folle e senza una visione precisa”.
Senza rientrare nei pro e nei contro di quella decisione comunque frettolosamente servita all’Unesco, nel senso che, tanto per confermare un consunto spartito, con una mano si è preso e con l’altra non si è dato, resta la dura realtà di chi ha perduto il lavoro.
Ed è Vladimiro Tommasini, presidente Portabagagli del Porto di Venezia Società Cooperativa, a farsi carico di rammentare che da quel 12 luglio 2021, da quando il Consiglio dei ministri ha vietato per decreto il transito delle navi per il Canale Grande, sono già passati 45 giorni senza che siano state prese le decisioni promesse, quelle che “parlavano di spostamento immediato delle due navi allora operative a Marghera e di 5 ormeggi già da agosto”.
Vladimiro Tommasini tira le somme e le orecchie a chi di dovere con queste parole: “La realtà dei fatti è che il decreto ha chiuso il terminal crociere e lasciato gli operatori senza lavoro e senza alcuna prospettiva”.
Che fare allora, oltre alla denuncia delle inadempienze governative?
“Ci appelliamo al commissario perché riponiamo su di lui tutte le nostre speranze affinché vengano presto individuati i 5 ormeggi promessi dal decreto e ci venga data la possibilità di ritornare a lavorare. Non possiamo permetterci di perdere la crocieristica, siamo e saremo sempre di più al fianco del commissario straordinario per reinventarla. Fate presto (l’Unesco poteva aspettare) il lavoro no!”.