Roma – “Sulla riforma delle Autorità di Sistema Portuale, il Governo sembra volerne cambiare radicalmente lo schema senza un confronto serio con gli stakeholder”.
Così, Confetra, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica, si esprime sulle anticipazioni e sugli annunci fatti dal Governo in relazione alla riforma delle AdSP, Autorità di Sistema Portuale.
“In quest’ultimo periodo si stanno moltiplicando gli annunci del Governo sulla riforma delle AdSP, ma le anticipazioni ci lasciano interdetti e sorpresi” – dice Carlo De Ruvo, Presidente di Confetra. “L’idea di riformare le AdSP, infatti, era stata annunciata mesi dopo l’insediamento dell’attuale Governo e il Parlamento aveva poi avviato audizioni su proposte di risoluzione presentate da vari Gruppi, con posizioni espresse dalle rappresentanze, tra cui Confetra, che puntavano a recuperare una rafforzata competenza centrale pubblica che guidasse l’assestamento e lo sviluppo dell’insieme del sistema portuale nazionale”. La stessa Confederazione, infatti, si era già espressa a luglio scorso sulla riforma della governance portuale individuando priorità e criticità da sanare. “Parallelamente – continua il Presidente De Ruvo – rispetto alla proposta di avviare alcune privatizzazioni, è stata avanzata l’ipotesi di includervi i porti, senza considerare il confronto parlamentare in atto e senza offrire elementi su come procedere”. “Senza contare che – aggiungono da Confetra – nel frattempo, si è arrivati ad approvare definitivamente la legge sull’autonomia differenziata, che offre a ciascuna regione la possibilità di acquisire la competenza legislativa esclusiva sui porti, ma nessuno ha spiegato come questo provvedimento avrebbe operato sul dibattito in corso tra Governo e Parlamento in tema di riforma portuale”.
“Non solo. Più recentemente, è stato annunciato dal Governo che si starebbe lavorando alla creazione di una holding pubblica, “Porti spa”, col trasferimento dallo Stato delle aree portuali demaniali per attribuire a una entità formalmente di proprietà pubblica i compiti di indirizzo e controllo e per aprirla alla partecipazione privata, senza chiarire come affrontare le criticità concorrenziali in cui già versa il sistema marittimo-portuale. Ma a cosa serve questa soluzione? Non a incassare risorse per il bilancio dello Stato, né a risolvere le attuali criticità competitive e di funzionamento del sistema portuale”.
“Se sono queste le linee guida”, conclude De Ruvo, “esprimiamo il più profondo dissenso e chiediamo quanto prima al Governo di aprire con imprese e lavoratori un dialogo serio, organico e circostanziato sul tema”.