di Salvatore Avena.
La data, storica nella sua più vera e ampia accezione, è ricordata con rievocazioni, commenti, riflessioni, bilanci di questi venti anni, da tanti e diversi punti di vista. Per questo è opportuno, oltre alla presenza in questo anniversario, contribuire con un aspetto non secondario sulle conseguenze che quell’11 settembre ha avuto sul mondo dei porti, degli aeroporti e della intera catena logistica.
Dopo l’11 settembre non esiste più un luogo o un’area pubblica che non siano stati vissuti in modo diverso rispetto alle percezioni di paura e di insicurezza che si sono generate dopo l’attacco terroristico portato al cuore degli Stati Uniti provocando migliaia di morti e una delirante devastazione.
Nel giro di poche settimane tutti gli scali marittimi e aeroportuali sono diventati, per motivi di sicurezza, a tutti gli effetti zone militarizzate seppur a uso civile e commerciale; ogni imbarco di merci e di persone era sottoposto a rigidi controlli e registrazioni.
Non c’è dubbio, dunque, che l’11 settembre di vent’anni fa ha cambiato totalmente abitudini, azioni e comportamenti favorendo nel contempo la corsa a nuovi strumenti per la tutela della safety e security per le merci e per le persone.
Quello che per anni è stato l’effetto della globalizzazione che ha favorito la mobilità delle merci, delle persone e dei capitali, dopo l’11 settembre, ha imposto a tutti i Paesi di ripensare come connettere i flussi dei traffici di merci e persone senza compromettere la sicurezza di un Paese.
Su questo tema gli Stai Uniti e l’Unione Europea hanno adottato molte misure innovative e sinergiche per rispondere in maniera concreta alla crescente minaccia terroristica globale, reale e percepita, anche nel settore dei trasporti marittimi e delle loro infrastrutture.
Ma anche misure politiche epocali sono state l’effetto dell’11 settembre come l’ingresso della Cina nel WTO, Organizzazione Mondiale del Commercio, e si può dire senza tema di smentite che da quel giorno il mondo intero si apprestava a vivere il più grande cambiamento economico degli ultimi secoli.
Oggi non c’è mercato mondiale che non abbia relazioni con la Cina e tutto il Sud est asiatico. Basta pensare come questo abbia determinato un radicale mutamento nelle rotte dei traffici delle merci e favorito la crescita dei trasporti in tutta la sua catena compresi i servizi.
Ma dopo l’11 settembre un altro settore ha iniziato la sua corsa all’innovazione, quello dei sistemi informatici avanzati e della telematizzazione dei processi per rendere sempre più automatizzati i sistemi di controllo sulle merci e sulle persone.
C’era la forte esigenza di riorganizzare i sistemi di raccolta e di condivisione delle informazioni e dei dati nella gestione delle frontiere e di controllo delle dogane in grado di rispondere in tempi zero alle emergenze ma soprattutto nell’attivare strumenti di prevenzione e controllo
Il 2002 negli Stati Uniti è l’anno della nascita della Container Security Initiative (Csi), una attività specifica che garantisce l’accesso privilegiato nei porti Usa a quelle navi che sono state controllate nel porto d’origine, secondo una procedura stabilita dagli stessi Usa e monitorata da agenti delle dogane americani distaccati in loco.
Nel frattempo il WCO (l’Organizzazione mondiale delle dogane) lanciava un indirizzo generale per promuovere soluzioni con l’obiettivo di rendere più sicura la catena di approvvigionamento internazionale indicando standard di sicurezza. Per la prima volta si parlava di operatore economico autorizzato AEO.
Ed è nel 2008 che l’Unione Europea recepisce i regolamenti (CE) n. 648/2005 e n. 1875/2006 che modificano il Codice Doganale Comunitario. Vengono offerte procedure doganali preferenziali ai soggetti che soddisfano i criteri di conformità per la sicurezza della merce. Nascono così gli operatori certificati AEO (Authorized Economic Operator) ai quali viene concesso un approccio semplificato alle procedure doganali.
Nell’Unione Europea, inoltre, per stare al passo con le nuove politiche commerciali è stato attivato, per l’ECS (Export Control System). Si tratta del nuovo sistema di controllo automatizzato per l’esportazione dall’Unione Europea, concepito per coniugare le esigenze di controllo prettamente doganali con quelle più generali di sicurezza.
Da ricordare, inoltre, che negli Stati Uniti un anno dopo l’11 settembre è stato attivato l’ Homeland Security Act, un ministero federale che opera oltre che nell’analisi di intelligence, anche nella protezione delle infrastrutture e per la sicurezza dei trasporti e delle frontiere.
Volendo concludere, si può affermare che l’11 settembre è e sarà ricordato per la tragicità dell’attacco terroristico portato al cuore dell’economia americana , ma anche perché quella data ha segnato lo spartiacque fra due modi di vivere e di pensare diversi.
Da quella data tutto è cambiato nel mondo economico sociale e relazionale. Si è assunta la consapevolezza della fragilità dei sistemi mondiali e si è compreso che la globalizzazione dei traffici commerciali aveva bisogno di essere ripensata e rimodulata in una chiave diversa: più sicura e più tecnologica, due parole (per due concetti) che sono la sintesi della trasformazione e del cambiamento di questi vent’anni nel nostro settore.