Roma – “Per alzare gli standard di sicurezza sul lavoro nei porti vanno accelerati gli iter di coordinamento della normativa con quella riferita alle operazioni portuali, costituzione del fondo per l’esodo anticipato e incluse alcune figure tra i lavori usuranti.
E tutto questo in parallelo ad una formazione mirata a far comprendere la centralità e l’importanza di un approccio comportamentale costantemente attento al rispetto di regole e procedure ”.
Sono questi – in sintesi – i messaggi chiave veicolati da FISE Uniport (l’Associazione che rappresenta le principali imprese che operano in ambito portuale) nel corso del tavolo tecnico di lavoro convocato al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti sul tema della sicurezza del lavoro nei porti, a seguito degli incidenti mortali verificatisi nel mese di febbraio nei porti di Trieste e Civitavecchia.
L’incontro, presieduto dal Vice Ministro Edoardo Rixi, ha visto la partecipazione delle Associazioni datoriali, delle organizzazioni sindacali e di rappresentanze del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Nel corso del dibattito il Presidente Federico Barbera ha evidenziato come: “Incidenti come quelli avvenuti di recente non possono che spingere le nostre imprese, che pure molto hanno già fatto, a investire ulteriormente sulla sicurezza del lavoro all’interno dei porti. Molto resta da fare soprattutto dal punto di vista normativo”.
“Già da oggi – ha concluso il Presidente di FISE Uniport – la nostra associazione è al lavoro per far avere quanto prima al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e a tutti i partecipanti al Tavolo tecnico un dettagliato pacchetto di proposte. La sicurezza non è un optional ma è un pre-requisito anche per le imprese”.