Alessandro Santi (Federagenti): “Ecco sfatati dai fatti i quattro tabù sulle Grandi Navi da crociera a Venezia” e .. non solo

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Venezia – Il Presidente nazionale dell’Associazione Agenti Marittimi Alessandro Santi è intervenuto con un articolo a sua firma sulla questione delle navi da crociera a Venezia ma con una valenza che va ben oltre il caso. Di seguito i suoi ragionamenti come sempre rigorosi e concreti.

“Abbiamo aspettato – scrive il Presidente Alessandro Santi – che passasse il primo anno dopo l’entrata in vigore del divieto governativo (DL 103) di transito per il bacino di San Marco delle navi da crociera sopra le 25.000 di stazza, prima di evidenziare, nei fatti, come la decisione sia stata funesta per il comparto economico, le aziende e i tanti lavoratori ma anche per fare delle valutazioni più generali sul grande malato che si intendeva così curare: il fenomeno dell’overtourism nella città storica, con i ben noti problemi derivati a partire dalla perdita di identità della città stessa.

Abbiamo aspettato, soprattutto, che rallentasse la stagione turistica, ma la pressione in città (Venezia e Mestre) non intende dare segni di calo quest’anno, anno in cui la città storica ha probabilmente raggiunto il livello più basso di sempre di sostenibilità per i cittadini e, dall’altra parte, di un decadimento dell’esperienza dei visitatori stessi. Mai raggiunto, infatti, un tale livello di degrado generale: esibizioni di nudi, uso di Venezia come latrina a cielo aperto, sfruttamento di animali ammaestrati ai fini di lucro, libera circolazione di ‘scatolettisti’ di frode, percorsi in moto su calli e fondamenta, ripetuti pestaggi e violenze, code da terzo mondo per qualsiasi cosa, servizi di trasporto pubblico oltre il limite della sopportabilità e della sicurezza, per non parlare della continua ed inarrestabile ‘ghettizzazione’ del residente veneziano costretto, se nelle sue disponibilità, a trasferte ‘fuori porta’ ad ogni occasione consacrata a partire dall’appena trascorso ponte di Ognissanti.

PRIMO TABU’ – Il turista delle navi bianche, invece, dava un contributo numerico inferiore al 4% del totale dei visitatori (400.000 mila stimati su 28 milioni, sicuramente quest’anno superati) ma, soprattutto, un grande contributo nella riqualificazione del turismo, non solo e non tanto per un fattore economico (per la capacità di spesa soprattutto in riferimento a quelle navi di lusso comunque escluse dal limite ingiustificato dei 25.000 di stazza) ma soprattutto per la sua programmabilità sia temporale che delle aree di visita. Non è fattore di novità per noi, ma questa fetta di turismo qualificato è stato subito ampiamente rimpiazzato con ‘turisti mordi e fuggi’ che ancora assediano la città storica e che si rendono protagonisti della perdurante situazione di sovraccarico della città a danno della rigenerazione urbana (a partire dalla residenzialità) e al diritto alla città, ad una città ‘normale’: il diritto al lavoro che non sia solamente quello ancillare al turismo, il diritto alla casa, il diritto a far crescere delle nuove generazioni che non siano invece costrette ad emigrare e sfruttare la casa lasciata dai loro ‘vecchi’ magari al solo uso turistico.

E questo tema, quella della falsa responsabilità data alle crociere per l’intasamento cronico della città, è il primo tabù che in questo anno si è clamorosamente sciolto come neve al sole.

SECONDO TABU’ – Il secondo tabù miseramente caduto è quello relativo al moto ondoso e al danneggiamento delle rive e delle fondamenta della città per il passaggio delle navi per il Bacino di San Marco: niente di più falso esattamente a partire da quanto in queste ultime settimane detto non da noi diretti interessati ma da studiosi di parte No Navi (prof. D’Alpaos in commissione consigliare del Comune) che ora spostano (finalmente) il tiro verso il trasporto minore, pubblico e privato, e rilevano i veri problemi che sono la velocità delle imbarcazioni e le sezioni (limitate) dei canali rispetto alle sezioni di carena delle imbarcazioni (ricordando che l’energia dissipata viaggia poi con il cubo della velocità stessa). Semplice lo dicevamo (evidentemente inascoltati) da anni ma ora tutti hanno capito che a 6 nodi le navi non hanno mai fatto crollare fondamenta e palazzi nel transito negli amplissimi Canali del Lido e della Giudecca come pure nel bacino di San Marco.

TERZO TABU’ – Un altro tabù, già miseramente decaduto dopo i due anni di lockdown, è quello dell’inquinamento da fumi: ogni verifica fatta attraverso veri studi scientifici (non quelli sottoposti all’attenzione pubblica dai gruppi sedicenti ambientalisti) e semplicemente anche consultando il sito ARPAV (https://www.arpa.veneto.it/arpavinforma/bollettini/aria/aria_dati_validati_storico.php) con i dati rilevati nelle stazioni ad hoc installate negli ultimi 5 anni danno un evidente dimostrazione: le navi da crociera non hanno determinato peggioramenti di qualche rilevanza alla situazione dell’inquinamento (purtroppo grave) del nostro territorio. La stazione di rilevamento di Sacca Fisola sfora da anni il solo parametro dei PM10 giornalieri per una quota per anno che resta pressoché costante senza alcun legame con la presenza delle navi bianche appunto ormeggiate in prossimità, visto che con il lockdown abbiamo potuto sperimentare anni di piena occupazione e anni di assoluto vuoto.

QUARTO TABU’ – E per ultimo, ma non ultimo, anche il quarto tabù quello del supposto scarsissimo apporto economico e sociale del mercato crocieristico a Venezia è franato miseramente: banchine, piazzali e terminal deserti a Marittima, lavoratori disoccupati, solamente 250.000 passeggeri contro il 1,5 milione degli ultimi anni pre-decreto, un azzeramento di introiti importantissimi per la città e lo stato in termini di canoni, tasse, gettito fiscale e, conseguentemente, un Adriatico da Nord a Sud, Est a Ovest parzialmente desertificato. E in maniera certamente riduttiva ma semplice, si può considerare l’ammontare previsto nel DL 103 per i ristori governativi (decine di milioni di uro), peraltro non sufficienti e in grande parte, ingiustificatamente, ancora non distribuiti, soprattutto ai lavoratori e alle aziende dell’indotto. A chi però si attaccava alle cosiddette esternalità negative, beh, basta suggerire di fare riferimento appunto al magro destino delle stesse ben riassunte nei tre tabù precedenti.

È da qui che riparte l’anno zero del crocierismo a Venezia: un crocierismo che ha scontato i suoi errori e che ora, decaduti i tabù mediatici, è pronto a ripartire all’insegna della sostenibilità ma anche senza false ipocrisie: con progetti a dimensione di città e territorio, tornerà a dare lavoro e benessere contribuendo alla rigenerazione reale del tessuto socio economico. Questo verrà fatto consapevolmente e utilizzando navi compatibili dentro la laguna, escavi manutentivi dei canali guidati dalla scienza sotto l’egida degli enti competenti in materia e attraverso sviluppi infrastrutturali potenziali futuri anche fuori delle barriere del Mose.

L’ASSORDANTE SILENZIO – Ma una domanda sorge spontanea: tutti quelli che i tabù (anche scientemente consapevoli della loro inconsistenza) li hanno diffusi e utilizzati come bazooka contro il porto e le crociere, perché da un anno e ora stanno sempre colpevolmente zitti? Con l’evidenza che i ‘veri’ problemi si sono acuiti e non sono stati risolti, forse in realtà erano e sono mossi da ben altri obiettivi, meno ‘nobili’ e che potremmo definire più autoreferenziali? A partire dalle molte associazioni di difesa del sito che sono stati i veri strumenti di pressione che hanno dato vita al disastro collegato al DL103. Un sito o meglio una città (come Venezia) ha bisogno di una attenzione e una strategia diversa da parte di queste associazioni: oggi il fatto di diventare, prestigiosamente, sito protetto a vario titolo diventa uno strumento che prioritariamente fa sviluppare la visibilità mondiale e l’appetibilità del sito stesso. Oggi invece Venezia non ne ha bisogno: avrebbe bisogno di strumenti condivisi di best practice per il futuro di una città che si sta lentamente spogliando della sua anima e vita per diventare un grande museo a cielo aperto dove non si ha la possibilità di esercitare il proprio legittimo diritto di cittadinanza. La colonna portante da 1600 anni di questa città, il suo porto e l’economia indotta, sono l’unica soluzione a portata di mano, con l’inconfutabile certezza e senza dubbio di smentita, che solo le attività e il lavoro legati al mare possono limitare la deriva, che vediamo ora quasi irreversibile, che sta colpendo Venezia.

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Alessandro Santi – veneziano classe ’66, laureato in ingegneria a Padova è imprenditore nel settore della logistica, sia come agente marittimo che spedizioniere. È raccomandatario marittimo, broker assicurativo e direttore tecnico di agenzia viaggi. Ricopre la carica di presidente nazionale di Federagenti, l’associazione nazionale degli agenti raccomandatari. È consigliere regionale di Fiavet Veneto, l’associazione degli agenti di viaggio.

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L’intervento è stato pubblicato con il titolo “Sfatati tanti tabù sulle Grandi Navi” su “AREE TEMATICHE BLOG CITTÀ ECONOMIA FOCUS ORGANIZZAZIONE URBANA E TERRITORIO POLITICA”.

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