CINQUE TERRE – “Il 1° gennaio 2022 inizia col botto per i lavoratori e i turisti diretti alle Cinque Terre: salta il treno delle 9,15 e i commessi, camerieri e forze di cucina si devono inventare un passaggio per arrivare a Corniglia o Vernazza – dove nessun pullman sostitutivo li può portare – in tempo per accogliere i turisti che nonostante il Covid affolleranno i treni successivi.
E si sono pure ritrovati l’aumento, annunciato appena un paio di giorni prima, del 6,5% già previsto dal contratto di Servizio 2018-2032 per l’anno 2022 suddiviso nel 5% sugli abbonamenti e 8% sui biglietti ordinari. Per i turisti il pacco per il nuovo anno contiene la nuova 5TerreCard invernale (con un treno ogni ora), che fa un bel salto verso l’alto del 13,8% passando da 13,00 a 14,80€ come effetto collaterale dell’aumento prelievo sui viaggiatori delle Cinque Terre. Quasi uno scherzo in confronto all’aumento del 25% cui sarà assoggettato a partire da marzo il biglietto del CinqueTerreExpress che passerà da 4,00 a 5,00€, e il supplemento sui biglietti da e per destinazioni extra Cinque Terre, che passa da 2,40 a 3,00€”.
E’ questa la “spassosa” ricostruzione – così la definisce Città della Spezia che ha puntualmente pubblicato il testo della reazione del Comitato dei residenti, pendolari e operatori economici delle Cinque Terre – al biglietto maggiorato.
E che con questo tono aggiungono: “Se ne faranno una ragione i proprietari di seconda casa a Bonassola (ad esempio) che per godersi una cena a Monterosso metteranno in conto 10,80€ in andata e ritorno per 8 minuti di viaggio e non troveranno consolatorio pensare a chi ha la stessa idea tra il capoluogo Riomaggiore e la frazione Manarola, dove la gabella tra l’andare ed il venire sarà di 10 euro senza neppure il tempo di sedersi sul prezioso materiale rotabile”.
Commenta la stessa testata: “Queste ragioni illuminano diversamente le parole con cui l’Assessore Berrino tentava di rassicurare i cittadini liguri, e quindi anche i residenti e lavoratori delle Cinque Terre, dichiarando che “l’incremento delle tariffe, sulla base del contratto di servizio, doveva scattare nel 2019 ed essere pari al 2% e a inizio 2021 per il 7%, come Giunta invece abbiamo deciso di bloccarli, tenendo conto della crisi economica innescata dalla pandemia”.
Evidentemente secondo la Regione, nelle Cinque Terre il Covid non è arrivato… quindi l’aumento a calendario è stato applicato integralmente”, fanno notare dal comitato.
“Ma mentre il governo tenta di porre riparo al folle aumento delle bollette, qui bisogna darsi da fare ad aumentare i biglietti dei treni perché c’è da pagare il debito contratto dalla Regione nei confronti di Trenitalia per l’affitto dei 48 nuovi treni che a scadenza del Contratto di Servizio rimarranno di proprietà di Trenitalia e non della Regione. Sui risvolti negativi che questa operazione avrebbe potuto avere per l’amministrazione pubblica era già stata diramata una lettera dalla Corte dei conti, operazione che ora si disvela pienamente nella sua inadeguatezza, con i convogli che offrono il 15% di posti in meno di quelli che vanno a sostituire, o che non possono essere impiegati nell’estremo Ponente, perché ci si è dimenticati che non sono compatibili con la linea elettrica locale, o che devono essere usati in doppia composizione, facendo sì che di fatto di 2 treni ne risulti in servizio uno solo. Ma soprattutto, se nel 2018 la Regione anziché affittare i treni li avesse acquistati, ai tassi attuali dei mutui alla fine avrebbe probabilmente risparmiato anche l’aumento previsto per l’inflazione…”
“Possibile – domanda il comitato – che la Regione non abbia utilizzato nemmeno un quoziente minimo della sana ligure avvedutezza per valutare la possibilità, in piena crisi pandemica, di rinegoziare il Contratto di Servizio al fine di acquistare i convogli e magari risparmiare tante belle palanche, decine e decine di milioni di euro, sugli 11 anni di affitto rimanenti? Forse perché è più semplice continuare a trattare una parte del territorio e dei cittadini liguri come bancomat, facendo finta di ignorare che a ogni gabella applicata al “turista” corrisponde una corvée imposta a residenti e camerieri, affittacamere e ristoratori, amici e parenti in visita, sfruttati tutti insieme come servi della gleba per coprire i conti malfatti dal barone?”
Fonte CittàdellaSpezia, per chi volesse approfondire le diverse versioni e sfaccettature sugli aumenti