Curiosità : sarebbe possibile costruire una città sottomarina come in “Bioshock”?

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ROMA – Quando vediamo un videogioco una delle cose che balza subito alla mente è “quanto sarebbe bello se questo o quello esistesse anche nella realtà” e oggi ci soffermeremo proprio su questo fatto: quanto di quello che gli sviluppatori ci propongono sarebbe effettivamente realizzabile?

In Bioshock il giocatore si ritrova catapultato nella città sottomarine di Rapture che farà da scenario per tutta la durata della campagna, oltre che nel suo seguito “Bioshock 2“. È figlia della mente di Andrew Ryan, magnate che aveva come scopo quello di creare un paradiso per i migliori e i più brillanti della società, liberi da ogni vincolo politico, religioso e morale. Rapture è stata costruita negli anni ’40 del secolo scorso, sfruttando le bocche vulcaniche per l’energia e le foreste artificiali per il cibo e l’ossigeno. Tuttavia, la città ha conosciuto una rapida decadenza a causa di una guerra civile scatenata dall’uso di una sostanza chiamata ADAM, che permetteva di modificare geneticamente gli esseri umani. Questi erano i presupposti ma se volessimo trasportare nella realtà tutto ciò con la volontà di costruire una città sotto il livello del mare, quali sarebbero gli ostacoli? E soprattutto, sarebbe realizzabile?

La risposta è: estremamente difficile se non addirittura impossibile, dovendo affrontare non poche criticità, in primis la pressione. Si, perché Rapture si trova a circa 433 chilometri dalla costa islandese, a una profondità di circa 2000 metri. A questa profondità, la pressione dell’acqua è di circa 200 atmosfere, ovvero 200 volte quella che si avverte sulla superficie terrestre. Questo significa che ogni struttura dovrebbe essere in grado di resistere a una forza enorme, che potrebbe causare deformazioni, crepe o addirittura esplosioni. Inoltre, la pressione varierebbe in base alle correnti marine, alle maree e alle tempeste, rendendo ancora più difficile mantenere l’integrità delle costruzioni.

Non di meno importanza sarebbero le criticità dovute alla corrosione dell’acqua salata la quale danneggerebbe i metalli e le altre materie prime usate per costruire gli edifici. La corrosione ridurrebbe la resistenza delle strutture e aumenterebbe il rischio di perdite o rotture favorendo la crescita di organismi marini come alghe, funghi e batteri, che potrebbero danneggiare ulteriormente le superfici o causare malattie agli abitanti.

E la manutenzione? Per evitare i problemi causati dalla pressione e dalla corrosione, l’utopica città sottomarina avrebbe bisogno di una costante e accurata manutenzione. Tuttavia, questa sarebbe molto difficile da effettuare, sia per le difficoltà logistiche che per i costi elevati. Infatti, per raggiungere la “nostra” Rapture bisognerebbe usare dei mezzi subacquei specializzati, come sottomarini o batiscafi, che richiederebbero a loro volta manutenzione e carburante. Inoltre, bisognerebbe disporre di materiali e attrezzature adeguati per riparare le eventuali avarie o danni.

Oltre ai problemi strutturali, si dovrebbero affrontare anche quelli legati alla sicurezza degli abitanti. Vivere sott’acqua comporta dei rischi per la salute fisica e mentale delle persone dovendo per forza di cose garantire una qualità dell’aria e dell’acqua costante e sufficiente per evitare intossicazioni o infezioni. Prevenire il rischio di incendi o esplosioni causati da cortocircuiti o perdite di gas sarebbe all’ordine del giorno senza trascurare gli effetti psicologici dell’isolamento e della claustrofobia che potrebbero colpire gli abitanti.

Un altro aspetto da non sottovalutare sarebbe quello giuridico, e qui entrerebbe in gioco la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 1982 che stabilisce i diritti e le responsabilità degli Stati nell’utilizzo dei mari e degli oceani, definendo linee guida che regolano le trattative, l’ambiente e la gestione delle risorse naturali. Tradotto: ovunque venisse fondata questa città, sarebbe vincolata alla giurisdizione dello Stato più vicino andando, se volgiamo, in contrasto con il principio di libertà e indipendenza che ha ispirato la fondazione di Rapture da parte di Andrew Ryan. Quest’ultimo rappresenterebbe l’ostacolo minore rispetto a quelli sopracitati, ai quali difficilmente si arriverebbe ad una soluzione.

In conclusione, replicare Rapture nella realtà sarebbe impossibile non solo per le difficoltà tecniche e economiche che comporterebbe la costruzione e la manutenzione di una città sottomarina, ma anche per le implicazioni legali e politiche che ne deriverebbero.

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