Classifica container: la Msc sorpassa la Maesk
La notizia più sfiziosa del nuovo anno è stata il sorpasso, nella classifica del trasporto di container, del Gruppo italo-svizzero Msc di Gianluigi Aponte sul Gruppo danese Maersk che deteneva il primato. Lo ha certificato la società di ricerca e analisi Alphaliner.La flotta Msc vanta infatti una capacità di 4.284.728 container standard da 20 piedi (Teu), 1.888 in più di Maersk. Il vettore danese si può però consolare per il fatto che detiene ancora la maggior capacità in termini di navi di proprietà: il 65% della capacità di Msc arriva da navi noleggiate, solo il 42% per Maersk.
E Maersk anticipa la sfida “Zero Netto”
Secondo ShipMag, l’amministratore delegato di Maersk, Soren Skou ha ribadito che il primo posto non è più importante per la sua società che sta concentrando gli investimenti sull’espansione della propria logistica terrestre dove i margini di profitto sono più elevati. Non solo: Maersk ha anche lanciato in questi giorni la sfida “Zero netto” di emissioni entro il 2040 ancipando i tempi di dieci anni. Con obiettivi tangibili a breve, questi anticipati di venti anni, con scadenza cioè al 2030.
Un 2021 da 7 milioni di container al TangerMed
A due anni dall’entrata in attività il TangerMed ha chiuso il 2021 con 7 milioni di container movimentati con un più 24 per cento che conferma la leadership del porto marocchino nel Mediterraneo e per l’Africa grazie alle alleanze con Maersk Line, CMA CGM e Hapag Lloyd. Nel 2021 sono transitati 407.459 Tir1 e 430mila veicoli nuovi destinati all’export.Tangeri ha operato il passaggio di più di 100 milioni di tonnellate di merci, che è più del 50 per cento della capacità globale dei porti del Marocco.
La Cina resta madre di tutti i colli di bottiglia?
Messaggio su Lingkedin. L’economia globale, già in rallentamento , sta per andare incontro a uno shock sulla supply chain. Dopo quello di Ningbo, altri due importanti porti cinesi come Dalian e Tianjin – 25 milioni di TEU nel 2020 – hanno registrato casi di variante Omicron e le autorità, in ossequio alla politica di Covid-zero, starebbero per bloccarne o rallentarne l’attività. Sarebbe uno tsunami. Se infatti le deviazioni di rotta dei container stanno creando congestioni a Shanghai e Xiamen, Volkswagen e Toyota hanno chiuso gli stabilimenti a Tianjin per mancanza di personale e Sony e Panasonic starebbero per seguirne l’esempio. Il bond del gigante malandato del real estate Shimao sta intanto operando da canarino nella miniera del potenziale trade dell’anno. Se lo Stato interverrà con il badile del credito per arginare la nuova crisi, lo short squeeze sull’immobiliare cinese metterà la ali al pair trade fra indici dei costruttori del Dragone e Usa. Ma affinché Xi Jinping apra le paratie della liquidità senza perdere la faccia, occorre un agnello sacrificale. E l’Europa pare il candidato numero uno.