Genova – Siamo al quarto mese della guerra in Ucraina ma gli sforzi diplomatici ancora non hanno sortito l’effetto sperato neppure di un cessate il fuoco.
Così alle tragedie umane si aggiungono gli effetti economici e sociali con le prospettive di crescita economica post Covid e un quadro generale preoccupante, con una potenziale recessione dietro l’angolo.
E i rischi per le aziende del settore marittimo sono ancora più grandi. L’invasione dell’Ucraina ha infatti determinato una serie di imprevisti tra cui una potenziale crisi alimentare. Ebbene il comparto marittimo sta subendo gravi incertezze, con la chiusura dei porti occidentali alle navi battenti bandiera russa e con i rischi di sicurezza connessi al trasporto commerciale.
E anche i processi di protezione del personale di bordo mutano. Come cambia la necessità di agire in modo concreto con i problemi legati all’applicazione e alla gestione della normativa sulle sanzioni internazionali, oltre all’applicazione delle clausole specifiche e dei rimedi contrattuali relativi ai cosiddetti “Rischi guerra” – ha rilevato Enrico Vergani, partner dello studio BonelliErede – per offrire sicurezza ed efficienza nei traffici internazionali. Nel medio lungo periodo l’attenzione dunque si sposterà sugli strumenti contrattuali e finanziari a sostegno della transizione ecologica, dell’approvvigionamento energetico e della tutela di infrastrutture ed asset strategici, siano essi fisici o digitali.
Sono state queste alcune delle ultime osservazioni all’ultimo evento – lo ricordiamo – in sede di Assoarmatori a Genova.