Il rifiuto del governo a valutare gli emendamenti al DL Infrastrutture innesca un clima di preoccupazione e agitazioni tra i lavoratori dei porti di Genova e Livorno

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Il rifiuto del governo a valutare gli emendamenti al DL Infrastrutture sul potenziamento e il prolungamento delle misure di agevolazione previste dall’articolo 199 del DL Rilancio 2020, ha innescato un forte clima di preoccupazione e malcontento che sta sfociando nelle agitazioni  dei lavoratori dei porti.

È iniziato con un presidio davanti a un varco del Porto di Genova lo sciopero di 48 ore dei lavoratori dell’Unione Sindacale di Base e dal Calp dalla mezzanotte  di oggi, 25 ottobre fino alle 23.59 di domani martedì 26 ottobre. USB e il Calp denunciano “la gravità di una misura discriminatoria come il decreto legge 127/2021 che prevede il green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro, dicono no alla volontà di governo e aziende di scaricare sulla classe lavoratrice l’onere di una misura che non tutela la salute pubblica e ribadiscono con forza la richiesta di tamponi antigenici rapidi per tutti i lavoratori, vaccinati e no, il cui costo deve essere interamente a carico delle aziende, come previsto dalla legge 81/2008”.

E ancora:  “Il servizio di screening messo a disposizione da alcune aziende soltanto per i lavoratori portuali (circa 3.000 a Genova, che con l’indotto diventano 12.000), va organizzato in prossimità del luogo di lavoro senza penalizzazioni logistiche e temporali, senza discriminazioni tra portuali e lavoratori dell’indotto. Dovranno essere garantiti anche tutti i DPI e la sanificazione delle aree”.

Spostandoci da Genova a Livorno sono le segreterie di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti ad aver convocato per questa mattina dalle 7 alle 9 l’assemblea dei lavoratori del porto che si è tenuta al varco Galvani.

Le USB di Genova, Livorno, Civitavecchia, Trieste e Taranto  chiedevano, riferendosi a quanto accaduto a Trieste, di “rimettere al centro la battaglia sui diritti del lavoro  contro le strumentalizzazioni che la categoria sta subendo a causa del parallelismo con movimenti che nulla hanno a che vedere con la difesa del diritto al lavoro ed alla salute e sicurezza nelle aziende”.

“Non siamo d’accordo, ne mai lo saremo con quelli che negano l’esistenza del virus e l’esigenza di contrastarlo con gli strumenti che ci sono dati. I portuali sono però contrari al Green Pass perché è una misura divisiva, di scarico di responsabilità nei confronti dei lavoratori e che nulla a che fare con la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”. Ha detto USB: “Riteniamo che gli strumenti debbano essere altri, uno su tutto il tampone gratuito nelle aziende,  perché la legge impone al datore di lavoro di assumersi la responsabilità della salute dei lavoratori dipendenti nell’ambito del documento di valutazione del rischio”.

Dal canto suo la Filt-Cgil provincia di Livorno ha espresso “preoccupazione per la mancata approvazione degli emendamenti al DL Infrastrutture che permetterebbero di prorogare gli aiuti alle imprese portuali in questo perdurare dell’emergenza covid. Se così fosse temiamo ripercussioni sui posti di lavoro in tutti i porti d’Italia dunque anche a Livorno. Il nostro porto si trova in gravi difficoltà soprattutto per le più volte denunciate criticità infrastrutturali, poi per le problematiche legate al settore automotive, con invito al governo “a valutare la gravità della situazione estendendo almeno fino al 2022 i ristori covid per il settore portuale”. Per l’Unione Sindacale di Base Uniport “la speranza è che il governo torni sui suoi passi. Altrimenti sarebbe innescato un conflitto che non si limiterà ai porti. Il caso del porto di Trieste con i blocchi ‘no green pass’ ha dato la misura del peso che i porti hanno sul sistema”.

 

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