PORTO VENERE – Diventa una impresa al limite riannodare il filo dei ricordi per ricordare anche solo i personaggi che negli anni hanno onorato (ricambiati) la cucina di Giuseppe Basso a Porto Venere e poi alla Palmaria.
di Enzo Millepiedi
Sono passati cinquant’anni da quando lo chef venuto da Vernazza, decise di cambiare vita e lavoro (sulle navi) e prese in gestione, dopo la prima esperienza di ristoratore di successo alle Cinque Terre – era l’estate del 1972 – il locale sul lungomare di Porto Venere che ha fatto diventare con il nome di Trattoria da Iseo famoso nel mondo.
Basti ricordare qualche personaggio del jet set internazionale per capire subito di che cosa stiamo parlando. Nomi che sono stati rievocati alla festa dei cinquant’anni di una impresa che, come tutte le grandi imprese, oscilla tra storia (della cucina e non solo) e leggenda.
Quei nomi sono. pescati qua e là nei ricordi e nelle fotografie della galleria di Giuseppe, sono la bella Regina Rania di Giordania, Owen Wilson, Luca Cordero di Montezemolo, Simon Le Bon dei Duran Duran, Lou Reed e Valentino, Barbra Streisand a Bocelli, che continua, gettata l’ancora del suo yacht davanti alla Palmaria, a deliziarsi dei piatti dell’intramontabile chef.
Si sono passati 50 anni ma Iseo resta un punto di riferimento del Golfo dei Poeti. Un traguardo suggestivo che idealmente, segna il passaggio da un glorioso passato, costruito anno dopo anno, a un futuro affidato a Gian Battista e Federica, i figli di Giuseppe. Per una successione generazionale naturale ma preparata a dovere.
La storia di Giuseppe Basso, nato nel 1938 a Vernazza, ha nella sua linearità dell’incredibile tra quelle del chi si è fatto da sé, complice il profumo del mare inalato fin dalla nascita e poi andato a respirare nei mari del mondo.
Si era imbarcato, come tanti ragazzi e giovani delle Cinque Terre (quelli che non aspiravano a un posto in ferrovia o in arsenale) a quattordici anni come aiuto cuoco sulle navi dell’armatore genovese Paolo Scerni diventando, in tredici anni, cuoco e cambusiere.
E’ allora che torna a Vernazza per realizzare il sogno di un ristorante tutto, “Il Belforte”. L’ottimo cuoco aveva quella originalità che fa la differenza, la simpatia e la facilità nei rapporti, coltivati con quella sua intelligenza innata che dispensa, tra il burbero e l’accattivante, nella dolcezza del volto e dei suoi occhi penetranti, nella disponibilità e nel cipiglio imprenditoriale.
Forse non se lo ricorderà ma una sera che si esibirono i Tazenda – gruppo etno-pop rock – sul sagrato di Portovenere (con la famosa, allora, “Spunta la Luna dal monte” reduce da San Remo), lo spettacolo andò avanti più del previsto ed essendo il gruppo sardo sulla cresca dell’onda del momento non fu facile liverarsi dall’assedio dei fans. Si era insomma fatto tardi e bisognava farli cenare. Nessun problema. Si va da Iseo. Nonostante l’ora si scelse d’improvviso si mettere un tavolino sul molo davanti al ristorante, pardon alla trattoria, in attesa degli spaghetti di Giuseppe. Sapete come andò a finire? Che i tavolini via via si allungarono per tutto il molo e la festa durò quasi fino all’alba.
Sì perché Giuseppe e il suo staff erano così. Un posto te l’avrebbero trovato anche facendo capriole.
Questi gli ingredienti che, facendo leva sulla cucina, spiegano perché già a Vernazza il successo arrivò fin dal giorno dell’inaugurazione, nel 1965, quando gli fecero da madrine le mitiche gemelle Kessler e la giovanissima Catherine Spaak, accompagnata dal fidanzato di allora Johnny Dorelli. Oggi ci si può far meno caso ma allora erano nomi di assoluta attrazione.
Ed ecco la nuova occasione si presenta quando lo zio Eliseo gli offrì le redini della sua trattoria “Da Iseo” a Portovenere.
E Giuseppe che fa? Ma accetta naturalmente e si getta in questa nuova impresa che all’inizio poteva anche sembrare un’avventura. Lascia Vernazza e sbarca a Porto Venere. Ci vuole poco per calamitare tutto il jet set del momento. Il passa parola è impressionante. Si accomodano in trattoria Alberto Lupo, Walter Chiari, Paolo Villaggio, Gino Paoli, Adriano Celentano, la contessa Vacca Augusta. Ancora una volta tanto per citarne alcuni, aiutato dalle fotografie che tappezzano le pareti.
E arriviamo al 1997 quanto il 1 maggio Giuseppe che una la fa e cento le pensa apre la Locanda Lorena, dirimpetto alla Trattoria, sull’isola Palmaria subito definita la “Perla del Golfo”. Niente di particolare, si può pensare, invece no, fama e originalità attraggono le attenzioni sul pioniere che continua a reinventarsi di tv italiane e internazionali. E poi paginate di giornali e di magazine dai mille colori che raccontano la cucina di Giuseppe da gustare tra il verde dell’isola davanti a Portovenere. Una prospettiva solo e semplicemente mutata ma con effetti dirompenti.
Il canuto Giuseppe è sempre lì, maestro che con la sua burbera dolcezza, guida schiere di apprendisti per imparare non solo i fondamentali segreti di una cucina semplicemente speciale, ma la completezza di un mestiere in tutti i suoi aspetti a cominciare dalla cordialità e dal sorriso, dall’allegrezza contagiosa di Giuseppe, l’uomo venuto dal mare.
Ad multos …