LA SPEZIA – Le sigle dell’autotrasporto avevano chiesto la scorsa estate l’apertura di un confronto per un accordo tra tutti i soggetti della filiera della logistica portuale.
Lo hanno ricordato Anita, Assotir, Cna Fita, Confartigianato Trasporti e Trasportounito per la prima accusa, cioè che a seguito di tale richiesta è stato istituito il tavolo che si è riunito una sola volta in un anno.
Comunque “seppur edotti dall’AdSp del Mar Ligure Orientale della progettazione e messa a punto del monitoraggio telematico dei tempi in atto, abbiamo richiesto al Presidente, già il 25 maggio scorso, possibilità d’incontro su due tematiche urgenti: la prima relativa ai disagi che persistono nonostante i traffici ridotti, la seconda secondo riguardante l’urgente riconvocazione del tavolo ristretto per definire nero su bianco gli accordi e verificare se la disponibilità dichiarata da parte di tutti gli interlocutori sia reale o meno. Nessuna risposta al momento è arrivata”.
Le sigle dell’autotrasporto ritengono che LSCT abbia le sue responsabilità, sicuramente riguardo alle manutenzioni come sottolineato dai sindacati, ma è certo che anche MSC debba chiarire le proprie priorità e volontà dato che, a fronte delle dichiarazioni volte a sottolineare quanto La Spezia resti uno scale centrale per l’azienda, i fatti e i numeri evidenzino un quadro ben diverso e inesorabile dell’indirizzo delle scelte in atto.
“Lo scalo spezzino è quello che a livello italiano ha perso più volumi di tutti – sottolinea Stefano Crovara Presidente Cna Fita La Spezia -. A luglio del 2022 tutta la comunità portuale si era presa un impegno nei nostri confronti e ad oggi siamo poco più avanti del punto di partenza: abbiamo solo iniziato a sperimentare con l’Autorità di sistema portuale un rilevamento dei camion e la conseguente trasmissione dei dati. È necessario dare una forte accelerata a questo processo perché è di fondamentale importanza per il nostro scalo farsi trovare pronti dal lato terrestre, che ricordiamo non è l’elemento che determina i volumi di lavoro in un bacino portuale, però è che può fare da motore trainante creando un modello. Anche le nostre aziende hanno bisogno di chiarezza a fronte di tutti gli investimenti fatti”.
“Le azioni necessarie, alcune individuate da tempo dall’autotrasporto e condivise dalla stessa AdSP per snellire sia i tempi di attesa che la razionalità della filiera logistica terrestre tra Porto e Santo Stefano Magra, sono al momento impossibili da attuare a causa dell’utilizzo da parte di MSC del Porto come deposito di vuoti – spiega la referente sindacale di Cna Fita La Spezia Giuliana Vatteroni -, senza rispetto della città e della collettività che vede aumentare il traffico veicolare sul raccordo per il costante andirivieni tra Santo Stefano Magra e La Spezia di mezzi pesanti. Il costo di queste movimentazioni ricadere sulle spalle degli autotrasportatori e impedisce al terminalista di liberare spazi all’interno dello scalo per facilitare i flussi. Questo spiega il motivo per cui, nonostante i traffici ridotti, basti l’arrivo di una sola nave, di medie dimensioni, per fare andare in tilt la circolazione e creare code di 140 camion”.
“Chiediamo chiarezza e coerenza sul futuro del porto spezzino – dichiara Stefano Ciliento, Presidente Confartigianato Trasporti – vi è una preoccupazione generale da parte degli imprenditori del settore per il calo mondiale dei volumi che ha però colpito il nostro scalo più duramente di altri. L’efficienza portuale complessiva non può essere generata sulle spalle dell’autotrasporto che non vede pagate le attese nei porti. Vogliamo unitariamente ai terminalisti e alla comunità portuale portare avanti quello che Angelo Ravano ha creato nel lontano ‘69 con le sue lungimiranti idee”.
“Lo sviluppo cittadino ha sempre contato su una pluralità di vocazioni (porto, turismo, cantieristica, trasporti marittimi, mitilicoltura, ecc.) – commenta Nicola Carozza, Responsabile Confartigianato Trasporti che hanno saputo armonizzarsi grazie al ruolo svolto dall’Autorità di Sistema Portuale e dalle Amministrazioni ma ora stiamo vivendo un passaggio epocale e gli investimenti del principale terminalista sono essenziali per avviare una importante trasformazione con la realizzazione del waterfront e del terminal crociere senza la loro prima mossa, per utilizzare la metafora scacchistica, la partita dello sviluppo futuro della città non può iniziare”.
“L’autotrasporto non è più in grado di pagare gli extra costi generati da attese e disservizi che si aggiungono alle diseconomie generate dalla riduzione dei volumi di lavoro e alla ormai cronica debolezza di mercato e conseguente dumping tariffario -. Aggiunge Giuseppe Tagnocchetti coordinatore di Trasportounito -. Le nostre Aziende chiedono di riportare al centro dell’agenda lo sviluppo del lavoro e l’attuazione di un modello efficiente di produzione dei servizi portuali in specie terrestri, ora schiacciati da strategie armatoriali orientate più all’acquisizione delle filiere logistiche e del controllo dei traffici che al rafforzamento della competitività dei porti italiani. Il Porto di Spezia può riprendere volumi di traffico servendo meglio i Camion e quindi la merce nella parte dei servizi terrestri. Per lavorare meglio e produrre di più occorre però passare però dalle parole ai fatti, con decisioni attuative del progetto avviato con il Presidente Sommariva quasi un anno fa, tra i più all’avanguardia a livello nazionale, firmato da tutti gli operatori portuali e purtroppo rimasto sulla carta”.
In sintesi queste le richieste scaturite dalla conferenza di questa mattina in Camera di commercio alla Spezia:
– Applicazione dei Livelli di Servizio nei Terminal Portuali necessari per garantire adeguati tempi di carico e scarico dei camion in Porto e addebito di indennizzi per l’Autotrasporto per le attese oltre franchigia;
– Sviluppo telematico per dematerializzare documenti e velocizzare ingressi e uscite dei camion con la certificazione dei tempi operativi in porto;
– Spostamento dei vuoti nelle aree retroportuali;
– Allineamento orari operativi porto e retroporto.