Ginevra – Msc, la compagnia di navigazione fondata e guidata da Gianluigi Aponte, ha centrato un nuovo massimo, quello del 54 per cento della flotta dotata di scuber.
Lo scubber, lo ricordiamo, è una componente fondamentale del sistema di pulizia dei gas di scarico dei motori di una nave. Si tratta di un particolare filtro separatore detto anche “torre di lavaggio” che abbatte la concentrazione di microinquinanti acidi come ossidi di azoto, di zolfo e i gas clorati prodotti dalla combustione.
Un altro armatore ha aumentato la sua flotta dotata di scrubber, l’Ocean Network Express (One), che ha registrato il maggiore aumento percentuale su base annua, passando dal 24% al 33% della flotta, per un totale di 40 navi e poco meno di 600.000 teu.
Così One ha superato Hapag-Lloyd diventando il sesto armatore per tonnellaggio dotato di scrubber.
Il Gruppo Cosco e Yang Ming hanno aumentato la percentuale della loro flotta rispettivamente del 7% e del 6%.
Ricordiamo infine che in ambito navale lo scrubber si è reso necessario dopo l’introduzione delle nuove rettifiche alla legge Marpol 73/78 (la Convenzione internazionale per la prevenzione dell’inquinamento del mare).
Dal 1 Gennaio 2020, in particolare, è stato vietato su scala mondiale l’uso di combustibili con tenore di zolfo superiore allo 0,5%.
Se sulle nuove costruzioni – osserva la società Nicro di Cremona – il problema non si pone, perché sono disponibili motori che impiegano combustibili a basso tenore di zolfo, come il gas naturale liquefatto (GNL) , gli scrubber sono tuttavia una soluzione ideale per le navi già esistenti. Riescono infatti ad intercettare un numero molto ampio di molecole, comprese quelle di zolfo, e possono essere installati con costi dai 2 ai 5 milioni di euro, con un risparmio economico a fronte, invece, dell’utilizzo del GNL, che resta un carburante costoso.