Presentate a Roma le analisi e le previsioni su trasporti e infrastrutture in Italia

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Roma – Sono state presentate oggi, all’8° Forum Conftrasporto-Confcommercio a Roma, le analisi e le previsioni di traffico su trasporti e infrastrutture.

Questi i temi emersi: allarme valichi e infrastrutture, intermodalità centrale, trasporti e logistica crescono, ma occorre accelerare su opere e digitale

E questa la sintesi del report  dell’ Osservatorio sui Trasporti dell’Ufficio Studi Confcommercio:

  • Passeggeri: nel 2024 il turismo farà volare il traffico aereo: +11% sul 2019, crociere in netto recupero
  • Merci: al 2024 non si prevede un progresso dello shift modale, resta alta la quota autotrasporto (51%)
  • Merci: tra le imprese dell’autotrasporto, raddoppia quasi la quota delle società di capitale passando dal 22% del 2018 al 30,2% nel 2023
  • Autostrade del mare a +57% sul 2009, migliore risposta al congestionamento delle strade
  • Valichi alpini come colli di bottiglia: 74,2% del trasporto è su gomma, solo il 27,2% su ferro
  • Infrastrutture stradali disegnano due ‘Italie’: carenti al Sud, congestionate al Nord
  • Pnrr ‘dimentica’ le infrastrutture stradali: 48% alla rete ferrovia, 23,6% all’alta velocità, 5,6% al progetto integrato dei porti, 0,5% alla digitalizzazione della logistica

Nel trasporto passeggeri continuerà a prevalere il traffico su gomma: nel 2024 si attesterebbe sopra l’81%, nel 2019 pesava per l’83,8%. L’aereo peserà per l’11,5%, la ferrovia, per  il 6,4%.

Per le merci, il peso del trasporto su strada si attesterà al 51,1% nel 2024, in crescita rispetto al 2019 (49,5%), essenzialmente per un ripiegamento del trasporto marittimo, la cui quota si prevede scendere al 45,3%, a fronte del 47,1% del 2019. Sostanzialmente stabile la quota del trasporto ferroviario: 3,5% nel 2024, contro 3,3% nel 2019.

È come detto quanto emerge dall’Osservatorio sui Trasporti dell’Ufficio Studi Confcommercio – presentato all’8° Forum Conftrasporto-Confcommercio, organizzato a Roma oggi e domani – assieme a uno studio sulle infrastrutture realizzato da Svimez per Conftrasporto.

Secondo l’Osservatorio, sul fronte dei passeggeri solo l’aereo recupererà nel 2024, sui livelli pre-pandemici, registrando con un +11,3% rispetto al 2019, grazie all’impulso del turismo e del ritorno ai viaggi. Anche il mare nel 2024 recupererà quasi del tutto. Resteranno indietro ferro e, soprattutto, strada. Lo smart working e la riduzione dei viaggi a corto raggio si fanno sentire: l’indice dei passeggeri-chilometri su strada, fatto 100 il 2019, si collocherebbe a 83,5 nell’anno in corso, per salire a 87,2 nel prossimo anno.

Discorso diverso per le merci, dove tutte le modalità registreranno nel 2024 traffici superiori al 2019, al netto del mare che risentendo, ancora, del rallentamento dei traffici mondiali che seguono il PIL e il commercio su base planetaria, si attesterà su valori di poco inferiori.

Nel complesso, il traffico merci nel 2024 segnerà +3% sul 2019, in linea con la variazione cumulata del prodotto lordo. Il che dice tutto sul rapporto simbiotico tra crescita economica e movimentazione di merci.

Buone notizie arrivano dalla demografia d’impresa: crescono le società di capitali, come nell’autotrasporto merci. I “padroncini” rimangono importanti, ma meno piccoli e più efficienti di una volta. Mentre le imprese attive nel settore si riducono, nel complesso, di oltre 9mila unità tra il 2018 e la prima parte del 2023, le società di capitali nell’autotrasporto crescono di 4mila unità, passando, in quota sul totale imprese di autotrasporto, dal 22% al 30,2%.

Un recupero, quello in atto nel mondo dei trasporti, che potrebbe preludere a una crescita del nostro Paese in termini di competitività, ma che rischia di infrangersi contro carenze e ritardi ormai insostenibili sul piano delle infrastrutture, come dimostrano i dati di Conftrasporto attraverso lo studio realizzato da Svimez.

“I dati presentati oggi evidenziano come sia urgente investire in infrastrutture, e mettono in luce il divario tra Sud, con un difetto strutturale di connessioni, e il Nord Italia, con un alto indice di saturazione, soprattutto in relazione ai valichi – dichiara il presidente di Conftrasporto Pasquale Russo – La situazione che emerge, ancora una volta, dimostra come sia stato sbagliato, nelle scelte compiute in passato, non aver finanziato le infrastrutture fisiche stradali.  Per quanto riguarda il Pnrr, è positivo, necessario, aver previsto fondi significativi per la ferrovia , ma la mobilità delle merci e del Paese deve utilizzare il sistema infrastrutturale in maniera integrata: è controproducente aver lasciato autostrade e aeroporti fuori dalla programmazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.

Il 48% del Pnrr va infatti alla rete ferrovia, il 23,6% all’alta velocità, il 5,6% al progetto integrato dei porti, e solo lo 0,5% alla digitalizzazione della logistica. “Auspico si torni a investire per colmare il gap infrastrutturale al Sud, anche ad esempio attraverso la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Ben poco è previsto inoltre sul piano della digitalizzazione, fondamentale leva per la sburocratizzazione e la velocizzazione degli scambi”, aggiunge Russo.

Nella tabella sopra il titolo le aziende del trasporto in Italia

(1 – continua)

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