Scoperti a Venezia 1.951 operai irregolari, per lo più bengalesi e dell’Europa dell’est, utilizzati nei cantieri navali

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Venezia – Erano retribuiti con paghe misere e privati dei più elementari diritti, 1.951 lavoratori, per lo più bengalesi e dell’Europa dell’est, scoperti dalla Guardia di Finanza che ha setacciato cantieri navali di Venezia.

L’indagine della Guardia di Finanza, in collaborazione con l’Ispettorato del lavoro, ha fatto via via emergere l’esistenza di un sistema di sfruttamento della manodopera.

Il vaglio delle buste paghe avrebbe evidenziato come numerosi dipendenti delle società affidatarie dei lavori sarebbero stati remunerati con una paga oraria inferiore a quella prevista dai contratti nazionali o addirittura senza percepire le utilità riportate in busta paga o elargizioni “fuori busta”.

Nel complesso tutti questi  1.951 lavoratori irregolari avrebbero percepito inoltre un flusso reddituale pari a 6 milioni di euro non sottoposto a imposizione né contribuzione.

Dalle indagini sarebbe emerso un sistematico ricorso, da parte delle imprese appaltatrici, al meccanismo della “paga globale”, con il quale il lavoratore era retribuito, a prescindere dalle previsioni del contratto collettivo nazionale di settore, con una paga oraria forfettaria, parametrata alle ore lavorate. La paga, al lordo, era indicata da voci fittizie (cioè false) come “anticipo stipendio”, “indennità di buono pasto”, “bonus 80 euro”, “indennità di trasferta” e “anticipazione TFR”.

Tutte voci di retribuzione ma erogate agli operai e nel contempo utilizzate dalle società per sottrarre a ritenuta fiscale, previdenziale e assistenziale quanto figurava fosse stato versato.

E su questi lavoratori irregolari l’indagine avrebbe rilevato che 383 sarebbero stati costretti  “ad accettare, per il loro stato di bisogno, condizioni di lavoro molto sfavorevoli e con una paga oraria inferiore ai 7 euro”.

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