Ad un primo bilancio del Giro ciclistico della Lunigiana – sappiamo che l’ottima organizzazione (che ha potuto contare su sindaci e Comuni disponibilissimi, su schiere di appassionati volontari e sul servizio impeccabile della Polizia Stradale) provvederà presto a comunicare ufficialmente le sue valutazioni – ci preme di proporre alcune osservazioni, avendo seguito da vicino per tastare la vivacità di una comunità e di un territorio impegnato nel chiedere la realizzazione del raddoppio della ferrovia Pontremolese.
di Enzo Millepiedi
Da tempo sosteniamo su un punto, che sappiamo condiviso, e cioè che la linea ferroviaria che collega il mare dell’Alto Tirreno alla Pianura Padana, e viceversa, è una infrastruttura essenziale allo sviluppo del traffico delle merci dai Porti della Spezia, di Marina di Carrara e di Livorno ma lo è anche da altri due punti di vista.
Quello del completamento, se alziamo lo sguardo al sistema dei tracciati dei collegamenti verticali e orizzonti dell’Europa disegnati per l’Italia, di un sistema ferroviario nazionale che ha la pecca di un vistoso “buco” tra La Spezia e Parma e quello del completamento di una infrastruttura che potrebbe cambiare la geografia stessa delle potenzialità turistiche nella funzione passeggeri. Con beneficio ambientale ed ecologico evidente e di non poco conto.
Al riguardo avevamo appunto rispolverato non molto tempo fa il progetto non troppo avveniristico di una metropolitana di superficie, che da Parma, nodo padano, consentisse il raggiungimento veloce della Spezia, nodo tirrenico, per due direttrici verso località ambite della Liguria verso la costa di Levante (Cinque Terre e Riviera) fino a Genova e della Toscana (area di Luni, apuana e Versilia) verso Pisa e Livorno, con epicentro immediato il Golfo dei Poeti e la Valle di Magra.
Non solo le merci, pur importantissime, dunque, ma anche i flussi turistici, pure essi importantissimi, sono dunque le leve a sostegno di una Pontremolese finalmente raddoppiata e con un dislivello più consono alla sua funzionalità. I crediti ambientali e la sostenibilità (in attesa che si chiuda il cerchio per quella economico-finanziaria) hanno peraltro fatto il miracolo di adesione al progetto di tutte le comunità attraversate da questa linea che, con i correttivi richiesti e accolti, si andrebbe a migliorerebbe anche la viabilità di quartieri interessati di Parma nell’apertura della via verso il Brennero e il cuore dell’Europa continentale.
Si dirà che c’entra tutto questo con una manifestazione ciclistica come il Giro della Lunigiana? C’entra perché, a nostro modo di vedere, è un evento di richiamo europeo, e in certe edizioni addirittura mondiale, un evento che ha in sé un potenziale di diffusione e di promozione, che al pari di alcuni altri, targati Lunigiana, serve senza dubbio alla causa di un’area marginale, come la definì il professor Giuseppe De Mita che nella sua collocazione tra Parma, La Spezia e Massa e Carrara, ha un potenziale non comune.
Il Giro della Lunigiana, nelle sue quattro giornate, da giovedì a domenica, per la disputa tra giovani futuri campioni, delle tappe valevoli per il titolo finale, ha ribadito intanto i confini allargati, al di là di quelli strettamente e antistoricamente amministrativi, nelle corse dal mare verso l’interno e lungo la costa, litorale naturale di questa terra di marca di tre province e di tre regioni.
Oltre duecento ospiti, tra corridori juniores e accompagnatori, di tante nazionalità hanno potuto conoscere così le bellezze di luoghi che possono concorrere a un concorso di bellezza e di vivibilità. La scelta delle tappe e le location hanno esaltato queste bellezze e insieme il bello dell’ospitalità che rimarrà sicuramente impressa nei ricordi di un soggiorno sereno e interessante, al netto di competizione che, cuore dell’evento, ha esaltato di par suo i valori dello sport dilettantistico.
I momenti di preparazione della prima e della seconda giornata hanno potuto godere di un ambiente, a ridosso del mare, come le Terre di Luni (un centro con il maneggio, un green campus per pittura, aikido, orto didattico e Poni Games, l’ E. Bike, Parco bici, bike School) messo a completa disposizione dell’organizzazione non solo in quanto sponsor, insieme alla società di servizio Spigas, con il suo presidente Aldo Sammartano e lo staff sempre presenti, ma come convinti sostenitori dell’evento, fin dalla sua presentazione alla Fortezza di Sarzana e in ogni occasione utile. E i cavalli che hanno fatto da cornice alla rituale presentazione dei team prima della gara sono stati un apprezzatissimo tocco di classe a cominciare dalla stessa vice presidente della Federazione ciclistica italiana, Norma Gimondi, figlia dell’indimenticato campione Felice. I paesaggi e il calore della gente hanno fatto il resto per mandare a dire in giro per l’Italia e l’Europa: questa è la Lunigiana.
Nella foto in alto: Norma Gimondi, vice presidente della Federazione Ciclistica Italiana ammira i cavalli delle Terre di Luni che hanno fatto da scenografia naturale alla presentazione dei team prima della partenza della tappa