La Spezia – Il Presidente dell’Associazione Agenti Marittimi del Porto della Spezia Giorgio Bucchioni interviene sulla richiesta della Ue di tassare le Autorità di Sistema portuale.
di Giorgio Bucchioni
Recentemente su Port Logistic Press è comparsa una pregevole riflessione di Salvatore Avena in merito alla imposizione da parte della U.E. a che l’Italia proceda a sottoporre a tassazione i proventi delle Autorità di Sistema Portuale assumendo che le stesse esercitano attività commerciale e siano da configurare come imprese.
Avena sembra ormai dare per scontato che la direttiva U.E. verrà applicata nonostante nel nostro sistema giuridico amministrativo tale soluzione confligga con l’impianto ordinamentale.
L’U.E. sostiene che le Adsp siano imprese che, ove esentate da imposizioni fiscali sui proventi denominati tasse canoni o altro, violerebbero la libera concorrenza configurando aiuti di stato ed il sistema tirrenico italiano si avvantaggerebbe sui sistemi portuali francesi e spagnoli.
Da un punto di vista sostanziale la tesi non tiene conto della realtà organizzativa dei nostri porti, in quanto la concorrenza viene esercitata dalle imprese, dai terminal, dagli operatori e non certo dalle ADSP che per legge devono fare solo promozione e non marketing economico anche se qualche Presidente amerebbe fare l’imprenditore con i soldi pubblici e in totale autonomia.
Altra notazione dovrebbe evidenziare come le ADSP non possono certo fallire, caratteristica tipica delle imprese, cosi come i loro atti vengono valutati dalla giustizia amministrativa (TAR) e non dai tribunali ordinari.
Rileverei infine come l’impostazione dell’U.E. si basi su imposizioni a soggetti specifici (ADSP) e non sull’oggettività del negozio giuridico sottostante (canone, tassa di ancoraggio o altro); infatti né i Comuni né le Capitanerie hanno mai dovuto affrontare il problema in esame.
Inoltre per le concessioni demaniali l’U.E. (Bolkenstein) l’affidamento previa gara con evidenza pubblica, sembra essere una procedura a tutela del pubblico interesse e non a tutela della concorrenza.
Nello scenario, assai complesso, che si è venuto a determinare sono in corso ipotesi di soluzioni che ad oggi mi paiono privilegiare la trasformazione delle ADSP o in enti pubblici economici ovvero addirittura in S,p,A.
Mi sembrano entrambe soluzioni da evitare in quanto confliggerebbero con le missioni autoritative e regolatorie che, insieme alla realizzazione delle infrastrutture rappresentano le finalità per cui sono state costituite.
Le risorse economiche ai porti, sia pubbliche che private, non sono mai mancate per cui non si vede l’utilità di costituire Enti che entrino nelle dinamiche economiche e produttive da protagonisti anziché valorizzare le funzioni di promozione e di realizzazione delle migliori condizioni per consentire lo sviluppo delle imprese che diano servizi efficienti ed economici al sistema. E ciò senza considerare che tali innovazioni non eviterebbero comunque la tassazione dei proventi imposta dalla U.E.
Quindi, ove non si decidesse di percorrere la via più lineare istituende nelle ADSP centri di costo e di profitto da sottoporre ad imposizione vedrei due possibilità:
A) Poiché il demanio è dello Stato i canoni vengano dalla stesso incassati con le procedure che vigevano dalle Capitanerie: in parallelo lo stato eroga le risorse per il funzionamento della ADSP e per la realizzazione dell’infrastrutture;
B) Si annulla l’autonomia della ADSP che divengano ordini periferici dell’amministrazione centrale ritornando a prima della legge 84/94 ed annullando la previsione di competenze concorrenti con le regioni i cui benefici per la verità non si sono visti.