Moby Prince in scena a Montemarcello: il teatro inchiesta su uno dei fatti più oscuri e gravi della Marina civile

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MONTEMARCELLO – “M/T Moby Prince 3.0” è andato in scena, dopo un primo rinvio, venerdì sera a Montemarcello, in Piazza XIII dicembre, nell’ambito delle iniziative culturali del Comune di Ameglia.

di Enzo Millepiedi

E’ uno spettacolo  teatrale che si aggiunge a film, documentari, libri che hanno continuato e continuano a tenere aperto “il caso” nella insopprimibile ricerca della verità, “quella vera”, come goccia che scava, tenace come è nella sua natura, nel muro di omertà, depistaggi, inadeguatezze, di non verità, di mezze verità, di interessi confessati e inconfessabili di chi vorrebbe ancora oggi che sulla vicenda calasse quella nebbia che fu subito usata come alibi liberatorio di ognuna delle responsabilità diffuse e sempre più evidenti della più grave sciagura della Marina civile italiana.  Già la nebbia (che non c’era) la cui presenza – scrive Federico Zatti nel suo libro “una strana nebbia” – permetteva una spiegazione immediata e semplice dell’accaduto. Inoltre restringeva il campo delle responsabilità e aumentava quello della tragica fatalità. E infine trovava un precedente illustre nella recente storia della navigazione, ovvero il famoso incidente tra la nave svedese Stockholm e il transatlantico Andrea Doria, il 25 luglio 1956.

A trentun anni di distanza è il  teatro a riprodurre “l’incidente” del traghetto dal nome volutamente blasonato, Moby Prince, andato a fuoco il 10 aprile 1991 in seguito alla collisione con la petroliera Agip Abruzzo, che si trovava nella rada di fronte al porto di Livorno. La premessa dello spettacolo riparte dall’unica cosa che sappiamo con certezza: e cioè che le cause della collisione nella quale persero la vita 140 persone vita (ci fu un solo superstite) non sono ancora chiare né un iter processuale durato anni è riuscito a rintracciare responsabilità alcuna.

Con il peso di un bagaglio deprimente sono saliti sul palco, l’altra sera, i due giovani ma soprattutto bravi attori, Lorenzo Satta e Alessio Zirulia, che, alternandosi o confrontandosi, hanno ripreso il filo della matassa che si sta almeno un pò dipanando ma ancora sanguinante, per raccontare ” l’incidente” questa volta – in un chiasmo che dal punto comunicativo e emotivo si è rivelato efficace – per raccontarlo da più punti di vista, a cominciare da quello delle vittime, rimaste senza giustizia.

La scelta di raccontare questa tragedia dal punto di vista di chi era a bordo del Moby Prince, utilizzando nello spettacolo l’interazione visiva e narrativa nel susseguirsi di monologhi incrociati – frutto di un faticoso quanto puntuale lavoro di ricerca e di scrittura durato due anni – è stata non solo struggente ma anche eticamente riparatoria nei confronti  di coloro, comandante, componenti dell’equipaggio e soprattutto passeggeri, che sono rimasti ombre fin dalle ore dei soccorsi mentre si consumava la loro agonia, diventati poi comparse e infine un numero nell’inchiesta e nel processo al tribunale di Livorno dominato dal tecnicismo dialettico tra le decine di periti nell’agone. E sul quale pesa ancora il non detto del comandante dell’Agip Abruzzo Renato Superina, contro la quale la Moby Prince entrò in collisione, che in aula si sottrasse alla deposizione pronunciando, tra lo stupore di tutti, la frase di rito “mi avvalgo della facoltà di non rispondere”.

Nella ricostruzione sulla scena è stata capovolto l’ordine ridando la dovuta dignità all’ordine decrescente dei valori nel susseguirsi delle voci da bordo delle vite comuni, e poi dei ricordi dei testimoni e infine dei documenti e delle sentenze, in uno svolgimento integrato dalle immagini, risultato di drammaturgia visiva e della elaborazione da più punti di vista dell’archivio audiovisivo.

L’atto unico “M/T Moby Prince 3.0” è il racconto di una tragedia umana innanzitutto per poi addentrarsi nelle contraddizioni “dell’incidente”, delle operazioni di soccorso balbettanti, caotiche e drammaticamente inadeguate, nelle contraddizioni  delle troppe lacune nella ricostruzione dei fatti e delle responsabilità e della fase processuale. Contraddizioni ripresi pesantemente in tutti gli interrogativi aperti dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta, i cui risultati hanno smentito clamorosamente le verità acquisite finora e hanno determinato l’Istituzione di una seconda Commissione attualmente al lavoro.

Come si può intuire si tratta di una massa immane dalla quale “M/T Moby Prince 3.0”, spettacolo teatrale di Francesco Gerardi e Marta Pettinari per la regia di Federico Orsetti, è riuscito a non perdersi grazie a una linearità rigorosa dei testi di quest’opera d’inchiesta prodotta da ‘Grufo e Grufo’ e da ‘La Nave Europa’ in collaborazione con il ‘Teatro Nazionale di Genova’ e con ‘Associazione “140” – familiari vittime Moby Prince’ e ‘Associazione 10 Aprile – Familiari Vittime Moby Prince Onlus’ e con la regia video e sound design di Fabio Fiandrini e video proiezioni e disegni luci rispettivamente di Chiara Becattini e Davide Riccardi.

Mi sia consentito in conclusione di consigliare a chi volesse approfondire questa vicenda, e in attesa delle conclusioni della seconda commissione parlamentare di inchiesta che dovrà essere peraltro rinnovata, il già citato all’inizio più recente libro-inchiesta di Federico Zatti, giornalista Rai, “Una strana nebbia” (Collana Strade Blu di Mondadori), presentato a “Lerici legge il mare” nel 2021, nel trentennale della tragedia, e presentato quest’anno a Livorno.

Foto di Pietro Di Sibio: un testimone del caso Moby Prince fa i complimenti agli attori per la ricostruzione della tragedia del 10 aprile 1991 a Livorno.

 

 

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