Campocatino (Vagli di Sotto) – Domanda: che cosa ha spinto 2.500 giovani (e meno giovani) a salire in quest’0asi a ridosso delle Alpi Apuane arrivati da tutt’Italia e dall’estero al concerto per la natura di Ludovico Einaudi?
di Enzo Millepiedi
Li ha attratti sicuramente uno dei più bravi compositori al mondo che in Italia tiene quest’anno soltanto tre concerti (uno appunto a Vagli) e tutti rigorosamente in oasi naturali.
Ma non escludiamo anzi, la risposta al messaggio che Ludovico Einaudi ha voluto dare con questa scelta. Lo ha confermato lui stesso quassù senza troppi giri di parole prima di di mettersi alla tastiera del pianoforte in uno degli luoghi più suggestivi delle Alpi Apuane (nel versante di Lucca), sopra quel lago di Vagli che custodisce, come si sa, la “piccola Atlantide”, il paese sommerso di Fabbriche di Careggine.
La seconda domanda è perché ce ne occupiamo noi che trattiamo di cultura e di economia del mare?
Qui è più facile rispondere perché ad attirarci sulla “prateria” – che nel 1998 fu il set del Film di Leonardo Pieraccioni “il mio West”- a ridosso del monumentale Roccandagia, è stata la curiosità di guardare i volti di questi giovani che, composti, seduti o sdraiati su un campo, hanno seguito in religioso silenzio, rotto appena dai siparietti di felpati applausi, per 0ltre due ore filate un’esecuzione pianistica sublime.
Tutti accomunati dunque dall’amore per la musica, ma anche dalla magia del luogo e pensiamo da quella consapevolezza diventata ormai un paradigma: quello che è venuto il tempo di cambiare davvero il nostro rapporto con la natura.
E’ quel paradigma che sentiamo e respiriamo sempre di più, soprattutto da un anno a questa parte, tutte le volte che raccontiamo le attese, gli sforzi, le ricerche, i prototipi, le applicazioni che si stanno moltiplicando in ogni settore (a cominciare dal mare) e che si stanno facendo strada nel mondo, nonostante le difficoltà e le ritrosie, le resistenze e le fughe in avanti per riuscire a coniugare le tre direttrici su cui poggia la transizione: ecologica, appunto, che deve essere anche inevitabilmente e contestualmente sociale ed economica. Tre obiettivi da perseguire tutti insieme perché sia davvero la transizione che non è, finalmente, esagerato chiamare epocale, più che storica.
Siamo saliti anche noi dunque e ci siamo messi confusi tra quei 2,500 per capire alcuni perché. E nonostante tante incongruenze del mondo rumoroso (quello là fuori) siamo poi scesi – nella notte buia ma illuminata da centinaia di luci che facevano strada a tutti – con qualche goccia di ottimismo in più da quel prato sotto le stelle.
Siamo scesi ovviamente anche noi appagati dalle emozioni donate dal pianista milanese e dalla sua band avendo capito quella scelta coraggiosa nel quale ha ambientato una “originale” colonna sonora dedicata soprattutto alla rude ma vera bellezza dell’ambiente.