Nonostante il covid il cluster marittimo rimarrà protagonista degli scambi commerciali

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Per dirla ancora con Lucien Febvre è il momento che “il mare pungoli la lentezza degli uomini” ed il nostro sistema portuale, che dal mare trae la sua stessa essenza ed identità (il Mar Ligure Orientale), sappia essere all’altezza di una fase storica eccezionale. Così si concludeva la precedente parte (la quarta) della relazione al Piano Triennale delle Opere dei Porti e delle Comunità della Spezia e di Marina di Carrara. Proseguiamo con l’analisi dei traffici e dei dati macroeconomici.

di Mario Sommariva

 

Analisi dei traffici 

Le conseguenze prodotte dalla pandemia, che da inizio del 2020 ha sconvolto il mondo intero, hanno causato pesanti effetti al sistema sociale, economico e all’intera catena della logistica con significative ripercussioni sul commercio estero e sulla filiera del trasporto mondiale della quale i porti marittimi rappresentano uno degli snodi più significativi e strategici, sia per le attività di export che di import.

Nonostante il virus covid-19 abbia condizionato notevolmente gli equilibri del commercio mondiale il cluster marittimo rimarrà protagonista degli scambi commerciali, con il continente asiatico che continua ad essere il maggiore player soprattutto sul segmento container: il 90% delle merci, infatti, viaggia via mare con i relativi trasporti e logistiche che valgono circa il 12% del PIL globale.

Il FMI ha calcolato una flessione della pandemia sul commercio internazionale dell’8,9% per l’anno 2020, una contrazione meno negativa rispetto ad alcune stime iniziali, ma comunque la più marcata dalla fine della 2° guerra mondiale e dopo la grave crisi finanziaria globale del 2009 (-10,8%). Il rimbalzo atteso nel corso del 2021 dovrebbe essere dell’8%.

Il PIL mondiale (GDP), secondo quanto riportato dal FMI, ha registrato nel 2020 una flessione del 3,3%, con una crescita stimata al 6% nel 2021 e del 4,4% nel 2022.

Diverse le dinamiche tra le economie avanzate, che registrano una flessione del 4,7% nel 2020 con una crescita prevista del 5,1% nel 2021 e del 3,6% nel 2022 e quelle in via d sviluppo, che riportano una flessione del 2,2% nel 2020, una crescita stimata del 6,7% per l’anno in corso che passa al 5% nel 2022.

In particolare le economie asiatiche dovrebbero tendere ad una crescita ancor più significativa, con un PIL previsto dell’8,6% nel 2021. Quella statunitense dovrebbe attestarsi intorno al +7%.

Riguardo al trasporto marittimo si è calcolato per il 2020 un calo complessivo del 4,4% e un incremento del 5-6% per il 2021.

Le ultime analisi sull’impatto del virus sul segmento containers (commodity espressione principale del traffico manifatturiero) hanno calcolato secondo UNCTAD un calo del 7,4% nel 2020 con circa 750 milioni di Teus movimentati nel mondo. Questo riporterebbe il trasporto dei container intorno ai volumi del 2017: in altre parole la pandemia ha sottratto al settore gli ultimi quattro anni di crescita, benché si intraveda un rimbalzo del 10% nel 2021 e del 6,7% nel 2022.

Portando la previsione al 2024 la movimentazione container a livello globale dovrebbe crescere ad un tasso medio annuo del 3,5% fino ad arrivare a oltre 940 milioni di Teus movimentati entro il 2024 (si stima a livello di aree mondiali Europa +2,3%, Africa +3,3%, Far East +3,9%, Middle East +4,5% e Nord America +2,3%).

Dati macroeconomici

Il PIL dell’UE27 (esclusa UK) nel 4° trimestre del 2020 ha registrato una flessione del-4,6% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e del -0,5% sul trimestre precedente (3°T 2020).

I risultati dell’Area euro (-4,9%) sono di poco inferiori a quelli dell’Unione nel suo insieme e risentono dei risultati particolarmente negativi di alcuni dei membri maggiori, quali Spagna, Italia e Francia. Su base annuale l’UE nel suo complesso dovrebbe confermare un calo del PIL del -6,3%, mentre quello dell’Area euro è stimabile intorno al -6,8%.

Per il 2021, la Commissione, nell’European Economic Forecast Winter 2021, prevede per l’UE un PIL in crescita del +3,7% e per l’Area euro del +3,8%.

La stima conta sulla ripresa dell’economia a seguito della campagna vaccinale in corso, con il ritorno ad una certa normalità a livello sociale ed economico entro l’estate.

Da sottolineare che le stime, sempre difficili, scontano in questo periodo un’incertezza maggiore legata all’imprevedibilità dell’andamento pandemico e alle sue conseguenze economiche nel breve e medio periodo. Per quanto riguarda i principali stati extra europei, la Cina è l’unico tra i grandi paesi a chiudere positivamente il 2020, registrando un aumento del PIL intorno al +2,3%, con una previsione del +8,4% per il 2021.

Gli USA hanno contenuto le conseguenze economiche della pandemia (PIL 2020 -3,5%) grazie a politiche di sostegno alle famiglie e alle imprese molto rilevanti che hanno contenuto il calo dei consumi (-2,7%) e degli investimenti fissi (-0,7%).

Significativa la riduzione del PIL della Gran Bretagna (-9,8%), che come gli altri paesi europei ha sperimentato lunghi periodi di lockdown insieme alle criticità economiche dovute alla Brexit. In flessione anche gli altri paesi considerati: Giappone (-3,8%), Brasile (-4,1%), Russia (-3,1%).

Nell’ultimo rapporto dell’Eurozone Economic Outlook 3/2021, a cura di ISTAT ed altri importanti enti di ricerca, si sottolinea comunque l’incertezza delle previsioni a breve, soprattutto per il settore dei servizi e terziario, che più di altri hanno risentito delle chiusure imposte dalla pandemia.

L’incertezza è data dall’andamento dei contagi nei vari paesi europei e dalla lentezza iniziale della campagna vaccinale che solo a fine primavera sembra aver preso ritmi più intensi (circa 500.000 vaccinazioni/giorno per Italia, Germania, Francia e Spagna).

La campagna vaccinale potrà garantire i suoi effetti soprattutto a partire da inizio estate 2021 quando si consolideranno gli effetti positivi della progressiva apertura delle attività economiche, dai pubblici esercizi a quelle legate alla filiera del turismo e della cultura (musei, cinema, teatri, ecc.).

Anche l’andamento degli investimenti dovrebbe avere dinamiche simili: l’incertezza condiziona le scelte delle imprese, invitandole alla prudenza seppur con moderato ottimismo.

Gli investimenti potrebbero accelerare a metà anno, sia per l’auspicato miglior clima economico, sia per l’avvio dell’utilizzo dei fondi del programma Next Generation EU.

Un altro elemento caratteristico dello scenario macro economico è la forte ascesa nei prezzi delle materie prime che, coniugata con l’esponenziale ascesa dei noli marittimi e con la penuria di container vuoti oltre alla strategia dei “blank sailings” da parte delle compagnie, rischia di introdurre, per il prossimo futuro, scenari altamente imprevedibili.

(5 – continua)

 

 

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