CINQUE TERRE – Concluse le operazioni di recupero del “Levante Canyon Mooring”, Stazione Profonda del Laboratorio Mare (LabMare), progetto coordinato dal Distretto Ligure delle Tecnologie Marine e realizzato con Cnr-Ismar, Enea, Ingv e Istituto Idrografico della Marina.
Si tratta di procedure che vengono effettuate a cadenza periodica per acquisire i dati rilevati, verificare lo stato dei dispositivi ed assicurarne il corretto funzionamento; la loro durata è mediamente di 24 ore.
Dal settembre 2019, anno di inizio attività, la stazione è stata recuperata un totale di quattro volte, compresa quest’ultima; le attività sono state condotte a bordo della nave oceanografica Dallaporta, messa a disposizione dal Cnr-Ismar, e per quelle di giugno 2022, a bordo della nave Leonardo della Marina Militare.
Questo modulo, che si è aggiunto alla Stazione Costiera collocata nella baia di Santa Teresa, costituisce un sistema di monitoraggio multidisciplinare offshore per l’acquisizione di dati geofisici ed idro-oceanografici del mar Ligure ed è posizionato al largo della costa delle Cinque Terre ad una profondità di circa 600 metri in corrispondenza di un canyon sottomarino.
“Nel Levante Canyon Mooring, collocato in un ambiente singolare, in cui sono stati individuati habitat a coralli bianchi a testimonianza della sua peculiarità, due profilatori misurano la corrente su tutta la colonna d’acqua; inoltre, tre sonde Ctd (Conductivity Temperature Depth) a distanza di circa 300 metri l’una dall’altra, rilevano la temperatura e la conducibilità dell’acqua, da cui si ricavano le derivate su salinità, densità ecc.” sottolineano i ricercatori coinvolti nel progetto.
Inoltre, in quest’ultima messa a mare del mooring è stata aggiunta una struttura contenente granuli commerciali di plastiche e bioplastiche, allo scopo di studiarne i processi di invecchiamento nelle acque profonde. Uno studio analogo è stato condotto nella Stazione Costiera del LabMare (a 10 metri di profondità). Al recupero del mooring, sarà interessante confrontare i dati acquisiti in ambienti diversi per verificare se e come la variabilità dei parametri oceanografici influisca sulle caratteristiche dei materiali (invecchiamento) e sulla loro degradazione.
“Si tratta di operazioni standard – spiegano i ricercatori coinvolti nel progetto – , ma in occasione del prossimo recupero previsto a breve, a due anni e mezzo dalla prima immersione della struttura in mare, porteremo a terra tutta la catena strumentata al fine di effettuare una manutenzione più approfondita che includerà la calibrazione degli strumenti”.
Se è ancora troppo presto per un’analisi delle tendenze, ci sono già diversi elementi a disposizione della comunità scientifica.
“I dati ottenuti – continua il team di ricercatori – , che hanno passato il quality control, sono ora pubblicati su Seanoe (https://www.seanoe.org/data/00764/87643/) e resi disponibili alla comunità. Il dataset rappresenta una preziosa fonte di informazioni per un tratto di mare, il mar Ligure orientale, ancora poco studiato da questo punto di vista. Sarà necessario invece più tempo per poter disporre di dati sufficienti per individuare i trend relativi ai cambiamenti climatici in quest’area del Mediterraneo. Certamente lo sforzo fatto dal LabMare costituisce un importante primo passo in questa direzione”.
Servirà ancora qualche anno, insomma, per uno studio climatico, di cui queste operazioni costituiscono un primo passo, ma da questa prima tranche di rilevazioni non si evidenziano valori eccezionali, piuttosto un andamento costante dei parametri.